Il grido d’allerta di Washington ha raggiunto anche il Veneto, dove i richieste di uova fresche dagli Stati Uniti si sono fatte sempre più pressanti. Colpiti da un’onda di aviaria, gli USA hanno visto schizzare alle stelle il prezzo di un alimento essenziale per la colazione. Una situazione che ha messo in seria difficoltà l’amministrazione Trump, costretta a mettere in atto un piano di emergenza che prevede l’aumento delle importazioni, tanto da arrivare a contattare anche la Danimarca, i cui rapporti sono tutt’altro che idilliaci, considerando l’ossessione della Casa Bianca per la conquista della Groenlandia.
Ritornando al Veneto, Michele Barbetta, a capo del settore avicolo di Confagricoltura regionale, non ha tardato a sottolineare che “numerose richieste sono arrivate agli agricoltori, da Verona a Padova, ma anche noi siamo al limite della capacità produttiva e non possiamo garantire rifornimenti. L’epidemia di aviaria è stata severa anche in Italia, sebbene non ai livelli catastrofici degli USA. Dall’autunno, abbiamo dovuto abbattere 4 milioni di galline ovaiole su un totale di 41 milioni, concentrati soprattutto in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, pari al 10%. Questo si traduce in una perdita di 1,4 miliardi di uova su un totale di 14 miliardi. Ciò che rimane è destinato per la maggior parte al consumo interno. Naturalmente, data la scarsità del prodotto, il prezzo continua a crescere anche in Italia, sebbene non ai vertiginosi livelli statunitensi. Gli altri Paesi europei non siamo messi meglio, visto che l’aviaria ha colpito indiscriminatamente ovunque”.
Negli ultimi giorni, anche la Svezia ha risposto negativamente alla richiesta statunitense. “L’interesse europeo nell’esportare uova verso gli USA è piuttosto scarso”, ha dichiarato Håkan Burlin, amministratore delegato di Stjärnägg, uno dei principali produttori svedesi. “Abbiamo bisogno delle uova per i nostri clienti attuali”, poiché anche in Svezia si è verificata una crisi dovuta all’influenza aviaria e alla salmonella. “Molti dei nostri consumatori ci hanno avvisato che non approverebbero una nostra decisione di esportare uova agli USA”, un motivo in più considerando i recenti sviluppi politici alla Casa Bianca. “Se alcuni produttori avessero un surplus di uova, potrebbe essere un’opportunità. Ma non è questo il caso, poiché dobbiamo rifornire i nostri clienti abituali. Inoltre, anche i nostri vicini in Norvegia, Regno Unito e altri Paesi europei sono in una situazione critica, e abbiamo già stabilito rapporti commerciali con loro. Come azienda, non abbiamo mai esportato uova verso gli USA, quindi sarebbe un passo enorme farlo, e non abbiamo alcuna intenzione di intraprenderlo”, ha concluso Burlin, intervistato dalla radio pubblica svedese Sveriges Radio.