Unicredit gioca al rinvio: l’OPS su BPM slitta ancora

Unicredit gioca al rinvio: l’OPS su BPM slitta ancora

L’eterno balletto delle banche: aspettare, temporeggiare, rinviare

Unicredit ha deciso di posticipare ancora il lancio dell’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) su Banco BPM. La grande mossa strategica? Aspettare. Un’arte che i vertici bancari padroneggiano alla perfezione, con il benestare delle istituzioni che fingono di vigilare. La decisione, presa dall’Amministratore Delegato Andrea Orcel, rimanda tutto a un vago “tra metà e fine giugno”, giusto per lasciare il tempo di osservare come si muovono gli altri e capire se c’è margine per non sbagliare.

Dopo vari incontri con Fabio Panetta, la Consob e Gaetano Caputi, Orcel ha chiarito che serve attendere alcuni “passaggi chiave”. Tradotto: meglio guardare come vanno le cose prima di esporsi. Perché mai prendere decisioni nette quando si può navigare a vista?

Aspettare conviene sempre: i tre fattori che frenano Unicredit

Dietro questa ennesima attesa, ci sono tre motivi fondamentali. Ovviamente, tutti riconducibili al classico mantra della finanza italiana: prendere tempo e non rischiare nulla.

  • OPA su Anima: BPM sta chiudendo un’operazione su Anima, con un’offerta migliorata da 6,2 a 7 euro per azione. Il risultato di questa operazione potrebbe cambiare i conti e, dunque, Unicredit preferisce non sbilanciarsi troppo. Se le cose vanno male, meglio avere una scusa pronta.
  • Danish Compromise: BPM ha ottenuto una deroga per chiudere l’OPA senza aspettare la Banca Centrale Europea (BCE). Un cavillo tecnico? No, un altro motivo per Unicredit di tirarla per le lunghe e capire se conviene ancora mettersi in gioco.
  • Risultati finanziari del terzo trimestre: BPM pubblicherà i suoi numeri il 7 maggio e Unicredit vuole vedere se ci saranno accantonamenti extra per colpa dello scenario geopolitico. Perché rischiare di scoprire sorprese dopo, quando si può aspettare e correggere tutto prima?

Un sistema finanziario che si muove a rallentatore

L’OPS di Unicredit non è un’isola, ma si inserisce in un quadro di operazioni che, tra rinvii e calcoli, assomiglia sempre più a un gioco di scacchi in cui nessuno vuole fare la prima mossa.

  • Il Golden Power, avviato con la prima riunione del gruppo di coordinamento, ha un iter che durerà almeno fino al 10 maggio. Nel frattempo, Unicredit propone “misure correttive” per l’Antitrust, un’altra bella scusa per dilatare i tempi.
  • L’offerta di MPS su Mediobanca, guidata da Luigi Lovaglio, potrebbe sovrapporsi all’OPS su BPM. Un altro elemento di confusione utile per giustificare l’inerzia.
  • Infine, Unicredit detiene un 5,23% di Generali, una posizione che non fa altro che alimentare dubbi e incertezze. Come ciliegina sulla torta, Generali ha anticipato al 24 aprile l’assemblea per nominare il nuovo Consiglio di Amministrazione, aggiungendo ulteriore caos al settore.

E ora? Si continuerà a tergiversare

Se qualcuno si aspettava decisioni rapide e strategiche, rimarrà deluso. In questa partita, il tempo è la vera moneta di scambio, e Unicredit sa bene come usarlo a proprio vantaggio. Si aspetta, si osserva, si pondera. Nel frattempo, il sistema bancario italiano continua la sua lenta danza, tra mosse rimandate e strategie costruite più sulla paura di sbagliare che sulla volontà di innovare.

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