Quando pensavi che il circo politico americano avesse già raggiunto il fondo, ecco che arriva Elon Musk con un assurdo ultimatum che sembra concepito apposta per seminare il panico tra i 2,3 milioni di dipendenti federali: un dettagliato resoconto delle attività svolte nell’ultima settimana, da consegnare entro 48 ore. Pena? Ovviamente il licenziamento, perché la strategia del terrore è sempre un’ottima idea quando vuoi “motivare” la tua forza lavoro.
La geniale idea che nessuno voleva
Questa brillante mossa arriva direttamente dalla “mente illuminata” di Donald Trump, che ha affidato proprio al proprietario di X (ex Twitter), il compito di riformare l’inefficiente macchina burocratica statunitense. Perché chi meglio di Musk, noto per le sue idee tanto visionarie quanto caotiche, può dare lezioni di efficienza al settore pubblico?
Caos immediato e risposte schizofreniche
La risposta delle agenzie federali è stata tanto confusa quanto prevedibile. Da un lato, la NASA ha preferito piegarsi subito, invitando timidamente i suoi dipendenti a compilare velocemente le richieste. Dall’altro, però, si è scatenata una vera e propria ribellione istituzionale: l’FBI, guidato dal fedelissimo di Trump, Kash Patel, ha incredibilmente deciso di ignorare l’ultimatum, definendolo implicitamente come un inutile attacco alla propria autonomia.
Ancora più netta la posizione del Dipartimento di Stato, sotto Marco Rubio, che ha dichiarato che sarà la direzione stessa a rispondere, evitando che i dipendenti, forse troppo incompetenti per Musk, facciano danni con informazioni sensibili. E il Dipartimento di Giustizia? Ha dato ai suoi dipendenti la scusa perfetta per non rispondere, citando la protezione dei dati riservati. Insomma, una bella dimostazione di coerenza e unità nazionale.
L’intelligence contro l’intelligenza di Musk
La National Intelligence guidata da Tulsi Gabbard ha esplicitamente accusato l’assurdità della richiesta, ricordando a Musk, forse dimentico delle elementari regole di sicurezza nazionale, che non si chiedono dettagli operativi tramite email come fossero promemoria aziendali di un’azienda qualunque. Gabbard ha ordinato categoricamente ai suoi dipendenti di ignorare la mail, trattandola per quello che è: una pericolosa buffonata.
Legalità? Non per Musk
Diversi esperti legali si stanno già fregando le mani, pronti a puntare il dito contro la palese violazione delle norme federali, specialmente quelle che riguardano la riservatezza delle informazioni sensibili. Hakeem Jeffries, leader democratico alla Camera, non ha esitato a definire l’iniziativa come illegale e traumatizzante, mentre persino repubblicani come Michael Lawler iniziano a dubitare che Musk sappia davvero cosa sta facendo, vista l’evidente incompatibilità della direttiva con gli accordi sindacali vigenti.
Il futuro? Uno spettacolo tragicomico garantito
Quello che ci aspetta è evidente: settimane di conflitti, polemiche e tribunali ingolfati, mentre cittadini e aziende resteranno paralizzati di fronte al prevedibile fallimento dell’ennesima “riforma geniale”. Musk, nel frattempo, continuerà indisturbato a giocare con le vite e il lavoro di milioni di persone, protetto da Trump e dai suoi amici potenti, in una commedia istituzionale degna delle migliori serie distopiche.
Soluzioni (se proprio insistete)
Qualcuno potrebbe proporre di far rispettare davvero le procedure esistenti invece di inventarne ogni volta di nuove, o magari affidare riforme serie a persone serie. Ma non illudiamoci troppo: se mai qualcuno al governo si degnasse di pensarci, forse avremmo già smesso da tempo di assistere a spettacoli come questo.