Banco BPM compra Anima Holding: grande strategia o disperato tentativo di resistere?

Banco BPM compra Anima Holding: grande strategia o disperato tentativo di resistere?

Banco BPM ha deciso di spendere miliardi per acquisire Anima Holding, la principale società di gestione del risparmio in Italia. Il grande annuncio arriva direttamente dal suo Amministratore Delegato, Giuseppe Castagna, che con questa operazione spera di rafforzare la banca in un momento in cui il settore bancario italiano si trova sotto pressione. Ma siamo sicuri che sia davvero una scelta lungimirante e non solo un modo per resistere all’assalto di UniCredit?

Un’offerta gonfiata per convincere gli azionisti

L’offerta di Banco BPM per Anima è passata da 6,20 a 7 euro per azione, portando la valutazione totale a 2,2 miliardi di euro. Una cifra che, guarda caso, si avvicina molto di più al valore di mercato corrente della società, quasi a dire: “Ok, vi paghiamo quello che volete, basta che accettiate!”. E, infatti, i principali azionisti di Anima – Poste Italiane e il fondo FSI – che detengono il 21% della società, hanno subito dato il loro benestare. Con la partecipazione già esistente di Banco BPM, il 43% dei voti favorevoli è già in cassaforte. Ma questo basta a giustificare un investimento così oneroso?

Il trucco del “Danish Compromise”

Un altro punto fondamentale dell’operazione riguarda il cosiddetto “Danish Compromise”, una di quelle trovate regolamentari che permettono alle banche di contabilizzare in modo più favorevole le loro partecipazioni in società assicurative. Banco BPM spera di poter applicare questo regime alla sua acquisizione di Anima, così da ridurre l’impatto sul proprio CET1 ratio, l’indice che misura la solidità patrimoniale. Peccato che, se questo escamotage non dovesse essere concesso, la banca si ritroverebbe con un CET1 comunque sopra il 13% – ma a costo di un peso enorme sulle sue finanze. In parole povere: se il piano non va come previsto, ci saranno problemi.

UniCredit all’attacco: Banco BPM si sente in pericolo?

Mentre Banco BPM cerca di imporsi come protagonista del risparmio gestito, ecco che UniCredit piomba sulla scena con un’offerta pubblica di scambio (OPS) per acquisire Banco BPM stesso. Il valore proposto per ogni azione? 6,657 euro. Ma, sorpresa: Banco BPM dice che questa cifra sottovaluta pesantemente la banca, senza considerare il valore strategico dell’acquisizione di Anima e delle altre mosse messe in campo. Sarà davvero così o si tratta solo di un tentativo di mantenere l’indipendenza a ogni costo?

Quale futuro per Banco BPM?

Se il piano di Castagna funzionerà, Banco BPM diventerà un attore di primo piano nel settore del risparmio gestito, diversificando le sue entrate e riducendo la dipendenza dai margini di interesse. Ma se le cose andranno male, ci ritroveremo con un’altra grande banca che ha scommesso troppo e male, lasciando i piccoli azionisti a pagarne il conto.

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