Quando si dice che la finanza è un gioco di prestigio per pochi, si intende proprio questo. La Banca Popolare di Sondrio fa la faccia sorpresa, ma la verità è che l’OPS (offerta pubblica di scambio) lanciata da Bper era nell’aria da tempo. E come sempre, i grandi player si muovono con una precisione chirurgica, mentre gli azionisti di minoranza e i correntisti restano a guardare, inermi.
L’operazione “non sollecitata” che tutti sapevano
La Popolare di Sondrio ha dichiarato di aver “preso atto” dell’OPS e di aver convocato il CdA per discuterne. Come se il blitz di Bper fosse stato un fulmine a ciel sereno. Peccato che si sappia da mesi che il vero burattinaio dietro l’operazione è Unipol, già azionista forte di entrambe le banche.
L’offerta valuta le azioni della Popolare di Sondrio 9,527 euro l’una, con un premio del 6,6% sulle chiusure di Borsa. I soci riceveranno 1,45 azioni Bper per ogni azione posseduta. Ma attenzione: Bper ha dichiarato di voler arrivare almeno al 50% più un’azione, pur riservandosi il diritto di accontentarsi di una quota superiore al 35%, sufficiente per esercitare un’influenza dominante. In altre parole: anche senza una maggioranza schiacciante, chi comanda cambia lo stesso.
Bper, Unipol e il gioco delle scatole cinesi
L’operazione punta al delisting della Popolare di Sondrio, cioè alla sua uscita da Piazza Affari, se Bper arriverà a detenere più del 90% del capitale. Un modo elegante per dire: la Sondrio sparirà, anche se formalmente il marchio verrà mantenuto per far contenti i nostalgici.
Ma il dettaglio più interessante è chi c’è dietro tutto questo. Unipol, il colosso assicurativo, è già il grande regista dell’operazione. Controlla il 19% della Bper, ha imposto la sua gente nel CdA, e ora muove i fili per consolidare ancora di più il suo dominio.
“Consolidare”, la parola magica per dire “mangiarsi tutto”
Nei comunicati ufficiali si parla di “rafforzare la leadership“, “preservare e sviluppare“, “integrare due franchising di alta qualità“. In realtà significa una cosa sola: concentrare ancora più potere nelle mani di pochi.
Bper diventa così la terza banca italiana per asset, depositi e prestiti, con una quota di mercato del 7%. In Lombardia, raddoppia la sua quota, passando dal 7% al 14%. Numeri da capogiro, mentre ai piccoli azionisti resta solo il ruolo di spettatori di un film già scritto.
L’illusione del “marchio preservato”
Si racconta che il marchio Bps non sparirà, che rimarrà “preservato nella sua area storica“. Traduzione: il nome resterà sui muri delle filiali, ma il potere e le decisioni verranno prese altrove.
Una banca locale diventa sempre meno locale. Le scelte strategiche si sposteranno sempre più a Modena, sotto la supervisione di Bper e Unipol. E chi si illude di avere ancora voce in capitolo, farebbe meglio a svegliarsi.