L’Ue minaccia le Big Tech: la vendetta dei burocrati o solo fumo negli occhi?

L’Ue minaccia le Big Tech: la vendetta dei burocrati o solo fumo negli occhi?

Quando gli Stati Uniti parlano di dazi, l’Europa risponde con la solita danza delle minacce ipotetiche, ma questa volta con un’idea che ha il sapore della ripicca: colpire le Big Tech americane. Sì, proprio loro, i giganti del digitale che dominano il mercato globale e che Bruxelles finge di voler domare da anni, senza mai riuscirci davvero.

Bruxelles rispolvera il “bazooka” anti-Trump

L’arma prescelta? Lo Strumento Anti-Coercizione (Aci), un marchingegno normativo partorito durante la guerra commerciale di Donald Trump, ma rimasto in letargo fino a fine 2023. In teoria, servirebbe a difendere l’Ue da ricatti economici, ma ora potrebbe diventare la carta per rispondere a un eventuale aumento dei dazi Usa. Dazi che, per ora, restano minacce, ma che bastano a scatenare la frenesia nei corridoi di Palazzo Berlaymont.

La strategia è chiara: far circolare lo spettro di ritorsioni contro le Big Tech per dare un segnale a Washington. Ma quanto è credibile questa minaccia? Negli anni di Joe Biden, l’Aci è stato usato soprattutto contro la Cina, senza mai toccare gli Stati Uniti. Oggi, però, l’Europa scopre improvvisamente il suo potenziale… giusto in tempo per l’eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca.

Bruxelles è pronta alla guerra? Spoiler: no

Sulla carta, l’Ue potrebbe imporre tariffelimitare gli investimenti o bloccare gli appalti pubblici per le Big Tech americane. Un piano dirompente? Forse, ma c’è un problema: il rapporto economico tra Usa e Ue è tutt’altro che squilibrato. I numeri parlano chiaro: nel 2023 l’Ue ha registrato un surplus di 156 miliardi di euro nei beni, mentre gli Stati Uniti hanno avuto un surplus di 104 miliardi nei servizi. Totale? Un vantaggio per l’Europa di quasi 52 miliardi di euro.

Insomma, più che una sfida a viso aperto, questa sembra la classica mossa diplomatica da manuale: fare la voce grossa per non fare nulla. Del resto, se Bruxelles volesse davvero colpire le Big Tech, avrebbe già potuto farlo con le tasse sui giganti del web, sempre promesse e mai applicate sul serio.

Dialogo con Trump? Un’illusione che conviene raccontarsi

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si dice pronta al dialogo con Trump. Peccato che, per ora, non ci sia nemmeno un incontro in agenda. Anzi, i rapporti tra Bruxelles e Washington sembrano congelati in un’eterna attesa, mentre gli Stati Uniti fanno il loro gioco senza troppe preoccupazioni.

Nel frattempo, l’Europa si limita a mostrare i muscoli su carta, sapendo bene che le Big Tech sono troppo radicate nel sistema economico europeo per essere realmente toccate. Se mai questa minaccia diventasse realtà, prepariamoci a un balletto di deroghe, compromessi e retromarce. In fondo, è la specialità della casa.

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