Rome Technopole svela il gioiellino Pnrr: venerdì si posa la prima pietra del centro che pretende di rivoluzionare ricerca, università e imprese insieme

Rome Technopole svela il gioiellino Pnrr: venerdì si posa la prima pietra del centro che pretende di rivoluzionare ricerca, università e imprese insieme

Il 19 dicembre 2025, per chi ama le cerimonie dal sapore istituzionale, è prevista la solenne posa della prima pietra della nuova sede del Rome Technopole. Un evento forse anodino, se non fosse per la location di prestigio: un hub nel quadrante Pietralata-Tiburtino, quella zona di Roma che sarebbe in “forte crescita e sviluppo”. Notate come si usino formule roboanti per descrivere quartieri che da anni sono ricettacolo di speranze mai avverate.

La riflessione nasce da un articolo de “Il Messaggero” con un cast di illustri protagonisti, tra cui il Presidente di Unindustria Giuseppe Biazzo, la Vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli, il Sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri, la Rettrice dell’Università La Sapienza Antonella Polimeni e la direttrice del Rome Technopole Sabrina Saccomandi. Insomma, tutta quella fauna istituzionale che ama comparire in ogni cerimonia a tema futuro.

Giuseppe Biazzo ha ricordato con commozione che già con il suo predecessore Angelo Camilli si coltivava l’idea di un “Politecnico”, quel segreto luogo astratto dove università e imprese si incontrano per generare miracoli. Ora, nel brillante Rome Technopole, questa fantasia appare materializzata in un “insieme dinamico” di istituzioni, regione, comune, camera di commercio, centri di ricerca, università statali e private, e aziende. Tutti insieme appassionatamente, perché nulla è più efficace di tante entità diverse che si stringono la mano per accelerare il progresso… o almeno così si spera.

Giuseppe Biazzo si è poi premurato di ringraziare la Regione Lazio, che a suo dire “crede” in questo progetto – da sottolineare con una mano sul cuore. Se la parola “credere” vi sembra poco, sappiate che la vice-presidente Angelilli si è prodigata in persona e, grazie ai finanziamenti regionali, “possiamo arrivare” alla posa della prima pietra, superando con astuzia le scadenze del PNRR – quell’infinita serie di tappe burocratiche intese a far brillare il futuro, almeno a parole.

Naturalmente, con un investimento che si aggira intorno a 3,5 miliardi e una schiera di 1.180 ricercatori pronti a sfoderare cervelli al massimo regime, il progetto promette scintille di innovazione. Peccato che queste cifre, ben più grandi di quelle che molti villaggi della provincia italiana si sogneranno mai, restino spesso solo numeri, mentre i profitti reali e i cambiamenti tangibili fanno il loro solito gioco a nascondino.

La favola della sinergia istituzionale

Non è divertente la danza rituale di politici, rettori e imprenditori che si ritrovano in pompose dichiarazioni per celebrare una “collaborazione” che sul campo spesso si traduce in continui rimpalli di responsabilità e lenti avanzamenti? Il Rome Technopole nasce sembra quasi da una congiura del buon senso, che vorrebbe innovazione, ricerca e impresa finalmente in un solido matrimonio. Peccato che i disaccordi tra enti, la sovrapposizione di funzioni e le lentezze burocratiche dimostrino invece che il più grande campo di ricerca sia la pazienza umana.

Insomma, l’hub del quadrante Tiburtino-Pietralata promette miracoli e il salto nel futuro, ma al momento il miglior progresso ottenuto sembra essere la capacità di tutti i protagonisti di scambiarsi ringraziamenti e compiacimenti, mentre la città attende con la solita pazienza romana – o meglio, con il tipico fatalismo – che qualcosa di concreto venga fuori da tutto questo fantasticare.