Ah, Londra, capitale mondiale della finanza e ultimo baluardo del sogno capitalista europeo, ora si fregia di un altro gioiello da aggiungere alla corona: il trasferimento della sede europea di Visa nel quartiere di Canary Wharf. Proprio così, perché quando pensavi che la follia dell’espansione immobiliare fosse finita, ecco che un gigante dei pagamenti digitali decide di firmare un contratto di 15 anni per uno spazio di 30.000 metri quadrati a One Canada Square, l’icona del moderno “Wall Street” londinese. Naturalmente, l’operazione si concretizzerà solo nell’estate del 2028, perché la fretta nel mondo finanziario è davvero un optional.
Non sorprende che questa mossa segua a ruota l’annuncio di JPMorgan, intenzionata a erigere una nuova torre da ben 3 milioni di piedi quadrati proprio nel cuore storico finanziario della città. Sostengono che la zona si stia riprendendo come un fenice dall’era buia della pandemia, durante la quale Canary Wharf ha sofferto come un tossicodipendente privato della sua dose di lavoro da ufficio. Eppure banche e istituti come HSBC, BBVA, Barclays e Citibank si sono prontamente impegnati a rimanere, come a dire: “Noi ci crediamo, anzi rilanciamo!”
Ah, e come dimenticare la fintech britannica Revolut? Settembre scorso, nuovo ufficio aperto in zona, perché niente dice “trend del momento” come un’assicurazione di presenza fisica tra grattacieli e caffè costosi. Difficile però non ridere un po’ pensando a come Canary Wharf fosse diventata la vittima sacrificale del lavoro ibrido e remoto, con un tasso di sfitto che ha raggiunto il 18,5% nel primo trimestre del 2025. Per fortuna, grazie a quella benedetta Elizabeth line, l’accessibilità è migliorata “mai così buona”, e la zona adesso è anche un patchwork multiforme di residenze, alberghi e uffici: perfetta quintessenza dell’urbanistica contemporanea.
Shobi Khan, il CEO del Canary Wharf Group, ci spiega il miracolo con una semplicità disarmante: il cantiere si fermerà nel 2026, quindi l’offerta di spazi cala e… sorpresa! I prezzi salgono. Genio. Ha così aggiunto con enfasi che “Canary Wharf sta vivendo un vero boom”, con un’impressionante quantità di contratti di locazione per uffici firmati nel docklands, che lo renderebbe l’anno migliore degli ultimi dieci. Nel frattempo, il governo britannico ha introdotto alcune misure nel bilancio autunnale per stabilizzare i tassi di interesse a lungo termine, quel fattore misterioso che decide la sorte di palazzoni ovunque.
Shabab Qadar, partner e capo della ricerca londinese di Knight Frank, ci regala la perla del giorno: il commitment di JPMorgan sarebbe “il segnale che Londra è davvero aperta agli affari”. Come dire, dopo una serie di spalancamenti improvvisi e chiusure inaspettate, finalmente si torna a far finta che tutto vada bene. Il messaggio è che Londra ha bisogno di un “rerating”, perché oggi gli uffici sono sovrapprezzati (il che è uno scherzo, vista la crisi del settore) e i prezzi sono allettanti solo per chi ama vivere sul baratro.
Le aziende richiedono con insistenza il ritorno in ufficio – vero toccasana per il settore immobiliare, ormai acciaccato dal rischio di obsolescenza sopraggiunto durante i folli anni pandemici. Il signor Qadar spiega che ora c’è una battaglia per il talento, e affinché la gente accetti di tornare in quei cubicoli anonimi serve offrire spazi ufficio “di qualità superiore”, che evidentemente prima mancavano, visto il calo delle presenze. Una mossa geniale: dopo anni passati a ridurre spazi, ci aspetta adesso un’orgia di ampliamenti.
Come ciliegina sulla torta, una nuova esenzione da tassa di bollo per le società che si quotano in borsa offrirà un “kicker” al settore finanziario di Londra, soprattutto nel distretto della City. Perché non c’è niente di meglio che regalare incentivi fiscali a chi sta già facendo i grandi affari mentre i cittadini comuni si fanno ancora i conti in tasca.
Ma torniamo a Visa Europe e al suo entusiasta CEO regionale, Antony Cahill, che ha inaugurato la nuova era di pagamenti digitali con un pomposo comunicato stampa. Cahill ha detto:
“I pagamenti digitali alimentano le economie in tutta Europa. Questo emozionante passo successivo ci posizionerà meglio per rivoluzionare il futuro dei pagamenti, offrendo agli europei esperienze di pagamento di altissimo livello, accompagnate dai massimi standard di sicurezza, resilienza e affidabilità.”
Insomma, sembra proprio che Canary Wharf sia destinata a diventare il cuore pulsante della finanza europea, un mix irresistibile di uffici iper-tecnologici, grattacieli da Guinness e messaggi aziendali più sintetici di una bolletta del telefono. Chi era abituato a scommettere sul telelavoro ora deve riconsiderare: il passato torna a bussare alla porta, con l’intransigenza di chi ti ricorda che, nel mondo degli affari, il museo è aperto, ma con prenotazione obbligatoria.

