Mercati europei si arrampicano piano mentre Stellantis fa il fenomeno con un +3% che non vuole finire

Mercati europei si arrampicano piano mentre Stellantis fa il fenomeno con un +3% che non vuole finire

Che meraviglia, l’Europa oggi si sveglia con un sorriso: i mercati azionari aprono in verde, come se l’ottimismo fosse l’ultima moda a Londra. Il pan-europeo Stoxx 600 si alza di uno scintillante 0,3% alle 10 del mattino, appena in tempo per l’aperitivo inglese, con le borse principali immersi in un balletto di guadagni e perdite degno di uno spettacolo di varietà.

Ah, le aziende di abbigliamento! Hanno chiuso e aperto la scena sull’indice, come due attori in cerca d’autore. La madre di Zara, la sempreverde Inditex, sta facendo i capricci con risultati a nove mesi talmente forti da far schizzare il titolo del 10% in una giornata. Il giorno dopo la festa continua con un entusiasmante +2%. Nel frattempo, il sempre elegante Hugo Boss scivola giù del 1%, triste after-party dopo un tonfo del 10% da quando ha abbassato le aspettative. Brutto colpo per gli appassionati di cravatte.

Volvo Cars, invece, fa un po’ meno festa e più piagnisteo: vendite in calo del 10% a novembre su base annua, 60.244 auto piazzate, con un unico raggio di sole nei modelli completamente elettrici. L’amministratore commerciale Erik Severinson si sforza di lanciare un “incoraggiante” avanti, nonostante le vendite negli Stati Uniti restino “sottotono”. Sarà pure “incoraggiante”, ma la festa per i crediti d’imposta EV è finita, e si sente.

Passiamo a qualcosa di più ruggente: le azioni del colosso Stellantis, padrone di Jeep, balzano del 3%, consolidando i guadagni di mercoledì. Tutto merito della banca svizzera UBS che, con una bacchetta magica, ha promosso il titolo a Buy, invitando gli investitori a scommettere sul “ritorno americano” della casa automobilistica. Secondo UBS, la mitica Stellantis recupererà punti di quota di mercato nel 2026, grazie anche a leggi sulle emissioni più permissive negli USA e una dieta ferrea sui costi interni. Che bel quadro: un miracolo industriale made in USA-Europa, condito da tagli e norme più morbide. Peccato che i miracoli vengano spesso dal portafoglio degli altri.

Le Trattative di Pace: Il Teatrino Continua

Nel frattempo, il siparietto politico tra Ucraina e Russia si fa più interessante di una commedia degli equivoci. Rustem Umerov, capo del consiglio di sicurezza nazionale ucraino, deve incontrare il fantastico inviato speciale americano Steve Witkoff a Miami. Esatto, proprio Miami, la culla delle discussioni risolutive, dopo che le chiacchierate fra Russia e USA si sono concluse con un applauso per la loro completa inutilità martedì scorso.

Emmanuel Macron è volato a Beijing per un faccia a faccia con Xi Jinping, sperando di incantare il capo cinese a fare qualcosa di più concreto per la pace in Ucraina. Un gesto che suona quasi come un invito a un gioco da tavolo, mentre l’Unione Europea tenta di trasformare i fondi russi congelati in un “prestito-riparazione” per Ucraina. Idea che all’ultimo tentativo era stata bloccata, ma perché fermarsi davanti a piccoli dettagli burocratici?

Valute e Mercati: Il Dollaro Tira il Fiato, l’Euro Si Fa il Suo Giro

Chiudiamo con un’ultima chicca monetaria: l’euro ha deciso di farsi bello, toccando un picco di sette settimane contro il dollaro, a 1,167. Il biglietto verde sembra infatti un po’ stanco, sebbene abbia trovato una parvenza di stabilità nella seconda metà dell’anno. L’ultimo valore spot? Un elegante 1,1676, perfetto per far ingelosire qualche trader distratto.

Oggi ci aspettano anche qualche specialità dati europea: PMI delle costruzioni, vendite al dettaglio, e il balletto delle immatricolazioni auto nel Regno Unito — perché non c’è niente di più eccitante da aspettare. Nel frattempo, i mercati dell’Asia-Pacifico registrano un lieve rialzo, tutti con gli occhi puntati sulla riunione dei tassi della Federal Reserve del 10 dicembre. L’attesa è quasi da Oscar: c’è un 89% di probabilità che la Fed si conceda un taglio dei tassi, un miracolo rispetto alle aspettative di metà novembre.

Per chiudere col botto, i futures americani tengono il fiato sospeso nella notte, con il Dow Jones che si mette 65 punti in più (+0,14%), lo S&P 500 aggrappato quasi alla parità e il Nasdaq 100 che fa marcia indietro di meno dello 0,1%. Insomma, un’epopea di numeri e speranze che forse, dicono, potrebbe rivelarsi qualcosa di memorabile. O forse no.

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