Come ogni buona legge che si rispetti, il testo pone anche pene massime per chi, distrattamente o meno, osa violare il divieto, affidando agli Stati membri l’onere di punire gli operatori non conformi. Perché, si sa, la severità piace tanto quando conviene.
In attesa del bando al petrolio: aspettare il 2026 sembra una priorità
Durante le contrattazioni i deputati hanno osato spingersi oltre, insistendo per proibire tutte le importazioni di petrolio russo, ottenendo persino un impegno dalla Commissione Europea: una proposta legislativa dovrebbe essere presentata agli inizi del 2026 per un bando che scatti non oltre la fine del 2027. Che tempistiche, una vera azione lampo!
Ma non finisce qui: per quei momenti tragicamente “emergenziali” che potrebbero minacciare la sicurezza energetica europea, sono state rinforzate le condizioni per sospendere temporaneamente il divieto. Insomma, quando serve una scappatoia, la si trova sempre, tanto per non mettere troppa pressione a chi manovra nelle retrovie del gas.
Per evitare però quei piccoli giochetti di prestigio che hanno fatto la fortuna dei truffatori di combustibili, agli operatori sarà chiesto di fornire alle autorità doganali prove più stringenti e dettagliate sull’effettivo paese di produzione del gas, prima ancora dell’importazione o dello stoccaggio. Un’inchiesta certificata, dunque, per tenere il gas russo ben lontano dalle nostre prese di corrente… o forse no?
Dichiarazioni piene di speranza e tanta retorica
Ville Niinistö, deputato finlandese e principale responsabile della commissione Industria, Ricerca ed Energia, ha così commentato:
“Questo è un risultato storico: l’UE compie passi da gigante verso un’era nuova, libera dal gas e dal petrolio russi. La Russia non potrà mai più usare le esportazioni di combustibili fossili come arma contro l’Europa. Il Parlamento europeo ha dato priorità ad accelerare i tempi per bannare il gas da gasdotto il prima possibile, vietare i contratti a lungo termine per il GNL con un anno di anticipo e impedire che le normative vengano aggirate. Ora, dobbiamo agire senza esitazioni per finalizzare questo accordo e concentrare la nostra attenzione sulle importazioni di petrolio, dove prenderemo la Commissione europea in parola per avanzare una proposta legislativa all’inizio del prossimo anno.”
Non meno enfatica Inese Vaidere, dell’EPP lettone e relatore per il Comitato sul Commercio Internazionale:
“L’accordo di stasera manda un messaggio chiaro e potente: l’Europa non dipenderà mai più dal gas russo. È un traguardo notevole per l’Unione Europea e una svolta storica nelle politiche energetiche del continente. Abbiamo rafforzato la proposta iniziale della Commissione introducendo una via verso il bando al petrolio e ai suoi prodotti, anticipando la fine dei contratti a lungo termine e assicurandoci sanzioni per chi non rispetti le regole.”
Il conto alla rovescia e il miraggio degli ultimi passaggi
Chiaramente, questo accordo informale deve ancora passare l’inevitabile via libera del Parlamento e del Consiglio per trasformarsi in legge vera. Le commissioni Industria, Ricerca ed Energia e Commercio Internazionale voteranno congiuntamente l’intesa provvisoria l’11 dicembre, per poi arrivare al voto finale dell’intero Parlamento fra il 15 e il 18 dicembre.
Contesto: la risposta europea a due decenni di minacce energetiche
La proposta normativa non è nata dal nulla ma è una risposta elegante e puntuale all’arma energetica usata da Mosca in modo sistematico ormai da quasi vent’anni, con un’impennata d’intensità dopo l’invasione a tutto campo dell’Ucraina nel 2022. Un attacco che si è tradotto in manipolazioni di mercato deliberatamente orchestrate, come il noto sotto-riempimento senza precedenti degli stoccaggi europei da parte della Gazprom e il blocco improvviso dei gasdotti, che ha fatto rizzare i prezzi dell’energia fino a un impensabile otto volte i livelli pre-crisi.

