L’Unione Europea rinnova il suo gioiello del commercio per lo sviluppo: un affare storico o solo l’ennesima promessa al vento?

L’Unione Europea rinnova il suo gioiello del commercio per lo sviluppo: un affare storico o solo l’ennesima promessa al vento?

Ah, il sistema delle preferenze tariffarie generalizzate della UE: quel meccanismo affettuoso che permette ai poveri paesi in via di sviluppo di esportare verso i mercati europei con tasse ridicole o addirittura inesistenti. E come potrebbe mai mancare l’aggiunta di nuovi paletti? Naturalmente, ora bisogna che queste nazioni abbiano ratificato un elenco color arcobaleno di convenzioni internazionali sui diritti umani e l’ambiente, tra cui niente meno che l’Accordo di Parigi sul clima, la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità e quella sui Diritti dei Minori. Perché, si sa, niente dice “aiuto umanitario” come mettere vincoli quasi impossibili a chi cerca soltanto di vendere qualche prodotto in più.

Ora, passiamo alla ciliegina sulla torta: la condizionalità sull’assistenza nei processi di rimpatrio dei migranti irregolari. Come? Vuoi continuare a esportare con vantaggi tariffari? Benissimo, ma prima devi collaborare con l’UE per riprenderti i migranti irregolari. Non bastava forse il filo spinato e i muri: ora ci sono anche le clausole commerciali per spingere all’obbedienza. Ah, e non temete, c’è almeno un piccolo dettaglio di cortesia: i paesi meno sviluppati potranno godere di un bel ritardo di ben due anni prima che questa regola li colpisca. Un gesto di clemenza, se vogliamo.

Parliamo poi del riso, quel pregiato cereale così delicato che deve essere difeso come un tesoro nazionale. Per tutelare il settore europeo dall’invasione asiatica, è stato inserito un sistema di “salvaguardie automatiche”: appena il volume di importazioni supera una certa soglia da qualsiasi parte del mondo, si attiva l’allarme rosso e si bloccano le importazioni. Insomma, un sistema di guardie giurate tariffarie per la nostra amata ciotola di chicchi bianchi.

Il discorso del capo del commercio europeo

Bernd Lange, presidente della Commissione Commercio Internazionale e relatore del dossier, ha dato il suo verdetto solenne:

“Questa è una splendida notizia per più di due miliardi di persone in oltre 60 paesi. Potranno beneficiare per altri dieci anni delle agevolazioni tariffarie concesse unilateralmente dall’UE. L’accordo lancia un messaggio chiaro: in tempi di tensioni geopolitiche crescenti, nazionalismi rampanti e protezionismi sfrenati, l’Europa si conferma un partner affidabile e duraturo.

L’accordo rappresenta anche una spinta al multilateralismo: la normativa punta a essere totalmente compatibile con l’Organizzazione Mondiale del Commercio e spinge la ratifica e l’attuazione di convenzioni internazionali che migliorano i diritti fondamentali dei lavoratori e gli standard ambientali. La trasparenza e il coinvolgimento della società civile sono fondamentali. Il Parlamento ha voluto che i piani per garantire l’attuazione effettiva delle convenzioni nei paesi beneficiari siano pubblici.

Due i nodi chiave nelle trattative: la condizionalità sul rimpatrio e le misure di salvaguardia sul riso. Sul fronte rimpatri, il Parlamento ha tenuto duro, convinto che commercio e migrazione siano questioni da tenere separate. Il Consiglio, non senza fatica, si è mosso per venire incontro alle richieste del Parlamento, creando un sistema equilibrato con chiare garanzie e un trattamento speciale per i paesi meno sviluppati. Il Parlamento avrà pieno accesso ai documenti per garantire che il nuovo meccanismo venga usato in modo proporzionato. Per quanto riguarda il riso, abbiamo finalmente un sistema di guardie automatiche che si attivano in caso di importazioni eccessive da paesi terzi.”

Il complicato iter verso l’approvazione finale

Naturalmente, come in ogni rappresentazione teatrale burocratica che si rispetti, il Parlamento e il Consiglio dovranno ancora darsi il benestare finale per sancire questo accordo che – guarda caso – è pur sempre “provvisorio” prima di poter entrare ufficialmente in vigore. Nel frattempo, può consolarci sapere che almeno qualcuno al palazzo pensa a tutto questo come a un “partner affidabile e duraturo”, specialmente dopo aver messo in piedi queste trappole da manuale per i paesi poveri.

Qualche utile reminiscenza storica

Qualche cenno storico non fa mai male: il sistema generale di preferenze (GSP) della UE viene da lontano, precisamente dal 1971, e si offre come la soluzione caritatevole per aiutare i paesi in via di sviluppo a uscire dalla povertà (o almeno a esportare un po’ di più verso l’Europa) con tasse ridicolmente basse o nulle su alcuni prodotti. A oggi copre più di 60 paesi per un totale di circa due miliardi di persone. Dopo qualche pausa drammatica nelle trattative, il Parlamento europeo ha deciso a ottobre 2023 di prorogare queste regole a seguito di un “momentaneo” stallo con il Consiglio nazionale. Quindi, la favola continua…

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