Con grande sorpresa da parte di nessuno, il Consorzio Eurolink, quel brillante General Contractor designato per il mitico Ponte sullo Stretto di Messina, ha deciso di prendere appuntamento con la Corte dei Conti. Nonostante le impeccabili “motivazioni” sollevate dalla Corte, il consorzio si limita a “prendere atto” dei rilievi, mantenendo la sua incrollabile fiducia che il nostro caro Governo risolverà tutto in un battito di ciglia.
Come già sapeva la luna, questa è l’ennesima riprova di quanto sia facile dichiarare nelle sedi giuste la propria disponibilità a continuare un “confronto costruttivo” con tutti gli attori coinvolti. Insomma, si va avanti… o almeno si fingerebbe di farlo, promettendo un avvio dei lavori che genererà, finalmente, quell’immediato miracolo occupazionale che l’intero Sud (e non solo) aspetta con il fiato sospeso da decenni.
La solita sinfonia di promesse e silenzi
È quasi commovente vedere come, ogni volta che la Corte dei Conti emette un giudizio puntiglioso, arrivi la prontissima risposta di turno del progetto faraonico che avrebbe dovuto trasformare la mobilità italiana e magari qualche economia locale. Ricordiamo che da anni si discute di questo ponte come del rimedio a tutti i mali, senza però che nessuno sia mai riuscito davvero a sbloccare il cerchio magico delle autorizzazioni, dei finanziamenti e – perché no – della semplice volontà politica.
In fondo, cosa sono pochi indicatori di rischi tecnici, valutazioni economiche controverse e problemi burocratici rispetto al sogno di un’emancipazione lampo per un’area che continua a essere dimenticata? Il bello è che il Consorzio Eurolink continua a confermare la propria “disponibilità” come se fosse una cortesia da da farsi a chiunque e non un dovere verso i cittadini a cui queste opere dovrebbero servire, ammesso che servano davvero.
Il ponte: un eterno “later, maybe”
Chiunque abbia seguito questa epopea sa che il Ponte sullo Stretto è diventato il simbolo italiano per eccellenza di grandiosi cantieri da “chiacchierare” piuttosto che da concretizzare. Il rischio è che anche questa ennesima espressione di fiducia si riveli solo uno sterile esercizio di stile, una moderna barzelletta con sottofondo istituzionale.
Naturalmente, si auspica che il Governo non trasformi tutto in un ulteriore giro di vuoti proclami mentre il cronometro dell’occupazione continua a ticchettare sul nulla. Altrimenti, il Ponte sullo Stretto resterà solo un progetto sulla carta, aggiungendo un altro capitolo all’epopea italiana di promesse mai mantenute, tra sorrisi di circostanza e grandi sceneggiate istituzionali.

