Dopo l’entusiasmante debutto della piattaforma Invest In Lazio nelle dorate stanze del Parlamento Europeo, nel cuore pulsante di Bruxelles, siamo tornati a deliziare il pubblico con un aggiornamento sui primi, scintillanti risultati, insieme alla vicepresidentessa della Regione Lazio, Roberta Angelilli, e al luminare di Lazio Innova, Francesco Marcolini. Tutto ciò si svolge nel contesto del nostro irrinunciabile Gruppo tecnico Multinazionali, presieduto dalla sempre impeccabile vice Alessandra Santacroce.
Non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione per parlarne ancora, come se la perfezione fosse mai un punto d’arrivo e non un dolce miraggio. Dopo tutto, quando si tratta di attrarre investimenti stranieri, un piccolo dettaglio come qualche risultato positivo è sufficiente per stappare lo champagne.
Una vetrina europea dal sapore amaro
La platea europea ha applaudito con entusiasmo all’esibizione digitale di Invest In Lazio, una piattaforma che promette miracoli: trasformare il Lazio nel nuovo Eldorado degli investimenti multinazionali. Promesse fascinose, certo, ma tra una slide e l’altra, qualcuno potrebbe chiedersi quali siano realmente i frutti di questo impegno. Il famoso “parlare bene ma soprattutto far vedere di fare” sembra essere la ricetta magica.
Il progetto, a parole, dovrebbe attrarre capitali, posti di lavoro e modernitĂ . Nella versione reale, invece, vediamo una galassia di burocrazia, incentivi inarrivabili per le imprese piĂą piccole e un labirinto di realtĂ sovrapposte incapaci di dialogare se non con grande fatica.
L’efficace leadership di Roberta Angelilli e Francesco Marcolini
Non si può negare che Roberta Angelilli e Francesco Marcolini giochino il ruolo del “duo dinamico” con la grinta di chi crede davvero nei propri sogni ambiziosi. Eppure, a volte viene da pensare che la loro passione si scontri con la realtà di un sistema regionale ingombrante e indeciso.
Si spendono fiumi di parole su sinergie e collaborazione, ma l’impressione è quella di un teatro dove ognuno recita la propria parte senza dialogare, un concerto in cui gli strumenti suonano fuori tempo. I protagonisti sorseggiano i loro caffè mentre il mondo là fuori attende risultati concreti, non solo discorsi da metafora politica.
Il loro merito? Senza dubbio aver portato sul palcoscenico europeo il Lazio e aver ben costruito un’immagine da fare invidia a zone ben più «cool» del continente. Ma si sa, l’apparenza spesso inganna, e dietro la facciata brillante la penombra burocratica resta la vera regina della scena.
Il Gruppo tecnico Multinazionali: un covo di buone intenzioni
Il tanto decantato Gruppo tecnico presieduto da Alessandra Santacroce si presenta come un melting pot di idee più o meno brillanti, ma rimane, purtroppo, ancorato alla tradizione del “molto rumore per nulla”. Essendo una task force (o almeno così amano definirsi), dovrebbe coordinare, giudicare e facilitare il percorso degli investitori stranieri, ma l’impressione è che spesso si fermino a discutere acronimi e delibere interne che nessuno al di fuori di tale élite comprende.
Un covo di buone intenzioni, vero, con tanto di report scintillanti e piani di azione da manuale. Peccato che la macchina amministrativa del Lazio non sia la piĂą agile del mondo, anzi: una Gioconda di lentezze, cambi di direzione e competenze che si sommano senza mai risolversi.
E così, mentre le multinazionali dovrebbero trovare nel Lazio un’oasi di opportunità , spesso si ritrovano strette fra pratiche interminabili, incentivi che sembrano usciti da un antico testo di magia e una evidente overdose di “si vedrà ”.
Cosa resta da fare (se mai si farĂ )
Se vogliamo essere sinceri fino in fondo – cosa che nella comunicazione politicamente corretta si tende a evitare come la peste – il vero nodo da sciogliere è la reale volontà politica di semplificare. Ah, la semplificazione! Un mantra ripetuto a ogni incontro, per poi trovarsi davanti a montagne di carte, regolamentazioni a orologeria e una giungla normativa degna delle migliori epopee fantasy.
Il Lazio potrebbe essere davvero un hub europeo di primo piano se solo almeno qualcuno si decidesse a togliere il tappeto di veti e vincoli sotto cui la regione si nasconde. Ma tranquilli, tanto le conferenze stampa e gli incontri di presentazione continueranno a moltiplicarsi, regalando quella dose quotidiana di illusioni a un pubblico affamato di miracoli…
Intanto, ci godiamo lo spettacolo: un cast di politici e tecnici che riescono a far sembrare tutto un grande successo. Poco importa se l’investimento reale tarda a venire, o se la «multinazionale di turno» preferisce altre mete più pratiche e meno affollate di burocrazia.



