Come la Russia ha messo su il suo mondo a parte tra Olimpiadi ed Eurovision: il meglio del grottesco in salsa sovietica

Come la Russia ha messo su il suo mondo a parte tra Olimpiadi ed Eurovision: il meglio del grottesco in salsa sovietica
Russia è stata gentilmente invitata a uscire dal circolo degli eventi culturali e sportivi occidentali – un’esclusione dovuta, senza dubbio, solo a una leggera disattenzione da parte della comunità internazionale a causa della sua “avventura” militare in Ucraina – ha deciso di rispondere con la superba eleganza di chi si fa la propria festa alternativa in casa propria. Niente più Olimpiadi, niente più Eurovision: il rifiutato più famoso del blocco occidentale ha tirato fuori dal cilindro la sua versione tutta personale di gare e competizioni.

Perché accontentarsi del real thing quando si può organizzare un “mondo parallelo” cucito su misura, con l’imperdibile “Intervision Song Contest”, versione sovietica rivisitata del classico europeo? O la “World Friendship Games,” che purtroppo, come ogni fiaba ben costruita, è stata rimandata sine die, quel pizzico di suspense che non guasta mai.

I russi, si sa, sono pratici e patriottici: apprezzano questo sforzo di ricreare l’atmosfera della vecchia gloria sovietica spesso rimpianta dal caro Vladimir Putin, che non perde occasione per citare l’antico splendore dell’era comunista. Come dice bene Anton Barbashin, analista politico russo:

“La maggioranza dei russi pensa che l’esclusione dalle competizioni internazionali sia stata ingiusta, quindi queste alternative hanno un senso, almeno forniscono un’alternativa. Sono viste come ‘meglio che niente’, anche se solo una minoranza le considera eventi veri e propri. Per la generazione più anziana, sono un richiamo agli eventi organizzati all’epoca sovietica. Anche Putin li presenta spesso così: come una rinascita delle vecchie tradizioni.”

Ma ovviamente, “import-sostituzione” è un termine più elegante per dire che si fa quel che si può quando ci si ritrova senza inviti alle feste più esclusive del pianeta.

Il revival sovietico e l’arte di prendersi sul serio

Il Kremlin non si è fatto di certo attendere con la sua zampata narrativa: tutta colpa dei “russofobi occidentali,” e che sia chiaro, Russia è la vera vittima dello “status quo.” Così si lancia nella costruzione di un “nuovo ordine mondiale” – chiaro segnale che all’orto dei buoni propositi non è rimasto molto spazio per la diplomazia.

La creazione di legami economici e culturali al di fuori dell’Occidente sembra più una dichiarazione di intenti che un piano d’azione ben riuscito, visto il flop della “World Friendship Games” – etichettati dal Comitato Olimpico Internazionale come “un cinico tentativo di politicizzare lo sport.” E giusto per completare il capolavoro, gli atleti si sono schermiti ben bene dall’affollare l’evento, regalando alla Russia un’eccezionale solitudine sportiva.

Tutt’altra storia per il “ritorno in pompa magna” dell’Intervision Song Contest, un evento che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto unire culture al di fuori del dominio occidentale. Peccato che l’entusiasmo degli osservatori sia stato tutto sommato tiepido e sospettoso, vedendo nella kermesse un efficace veicolo di propaganda mascherata da spettacolo canoro.

The American original contestant, in un classico coup de théâtre, ha fatto un passo indietro all’ultimo minuto – probabilmente intuendo l’aria che tirava. In barba a tutto, 23 paesi si sono presentati al via, e a vincere è stato il vietnamita Duc Phuc. Nel frattempo, l’immagine di Putin dominava la scena come un burattinaio sorridente, a ricordare che la posta in gioco non è mai semplice intrattenimento, ma esercizio di propaganda sottile e neanche troppo velata.

Come ha sottolineato un analista russo, questi eventi non sono certo pensati per sostituire i mega-eventi internazionali da cui Russia è esclusa, ma piuttosto per costruire piattaforme alternative: un piccolo universo parallelo dove Russia può finalmente essere protagonista, o almeno fingere di esserlo, senza dover chiedere il permesso a nessuno.

Che sorpresa: la Russia sogna di essere di nuovo “amichevole” con l’Occidente. Come se non fossimo in piena guerra fredda reinventata, o meglio, calda, ma chi ha bisogno di realtà quando si può sognare un ritorno glocale alla famiglia dei grandi eventi internazionali? Secondo Tatiana Stanovaya, astuta analista politica russa e fondatrice della società di analisi R. Politik, la narrativa di “amicizia” si basa su un fantasioso “declino occidentale” e sull’imposizione di una “multipolarità” da riscrivere a modo loro.

In patria, sembra che tutta questa retorica serva sopratutto a giustificare la gestione delle risorse con il massimo controllo sulle imprese politiche e sulla visibilità pubblica. Tradotto: un bel mix di propaganda e distrazione per tenere a bada il pubblico domestico, mentre il Paese mantiene la sua posizione ormai ben nota, ovvero quella di “amico poco affidabile” sulle scene internazionali.

La Russia vuole davvero tornare nel giro?

E proprio quando si pensava che il conflitto in Ucraina avrebbe lavato via ogni illusione di normalità, eccoci con un teatro politico dove il sipario non cala mai. La guerra continua senza una reale volontà russa di sedersi al tavolo con Kiev, nonostante i repetuti inviti del presidente statunitense Donald Trump per un cessate il fuoco e negoziati di pace.

Il Kremlin, come da copione, dichiara la sua sete di pace ma solo a patto che l’Ucraina accetti di cedere pezzi importanti del suo territorio orientale, occupato da Mosca. Peccato che Kiev non sia proprio dell’umore per queste “celebrazioni territoriali”.

E non lasciatevi ingannare dalla retorica anti-occidentale, ormai incancrenita nei media di Stato, quella Russia gelosa e sdegnata probabilmente sarà pronta a sfilare di nuovo sul red carpet degli eventi culturali e sportivi mondiali non appena le circostanze lo permetteranno.

Non dimentichiamo il fasto della Coppa del Mondo FIFA 2018, organizzata da Russia con orgoglio sfrenato, diventato il momento più alto nella storia sportiva recente del paese, come ricorda con una punta di sarcasmo l’esperto Mikhail Barbashin. Per la gente è stato un evento che contava assai, quasi una tregua temporanea dal grigio quotidiano.

Mikhail Barbashin è netto sulle intenzioni future:

“Assolutamente, alla prima occasione possibile la Russia tornerà protagonista. Tutta la conversazione di Mosca è sempre stata con l’Occidente. Questo inevitabile pendolo tornerà a oscillare di nuovo verso di loro.”

Il messaggio è chiaro: nonostante invadano e rivendichino territori, nonostante gli insulti, le sanzioni, i bombardamenti mediatici e la guerra sul campo, il cuore di Mosca batte ancora al ritmo sporco del palcoscenico occidentale. D’altronde, chi non vorrebbe essere amato da chi ogni giorno ti guarda con sospetto?

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