Shell sballa 3,5 miliardi per ricomprare azioni mentre incassa profitti da capogiro

Shell sballa 3,5 miliardi per ricomprare azioni mentre incassa profitti da capogiro

Ah, la segreta arte di far sembrare il profitto un capolavoro nonostante tutto. Shell, quel simpatico gigante petrolifero britannico, non si fa certo pregare per mostrare i muscoli del terzo trimestre 2025. Dimenticate le aspettative degli analisti, che avevano timidamente previsto un utile rettificato di “sole” 5,05 miliardi di dollari: Shell ha deciso di prendersi la seconda metà del palcoscenico con un ruggito da 5,4 miliardi. Così, per far capire che qui non si scherza mica.

Lo scorso anno, nello stesso periodo, la stessa compagnia glorificava un guadagno di 6 miliardi, mentre il trimestre precedente del 2025 aveva mostrato un più modesto 4,26 miliardi. Una montagna russa di numeri, insomma, ma il CEO Wael Sawan ha preferito intrattenere il pubblico con un monologo entusiasta, da occasione unica:

Wael Sawan ha detto:

“Shell ha consegnato un altro set di risultati forti, con progressi evidenti nel nostro portfolio e performance eccellenti nel nostro business marketing e nelle nostre risorse offshore nel Golfo d’America e in Brasile.”

Traduco: anche se l’aria si fa pesante e il prezzo del greggio non è più quello da anni ruggenti, l’azienda continuare a spremere come chiede l’azione. Giusto per non smentirsi, Shell ha annunciato altri 3,5 miliardi di dollari da investire in riacquisti di azioni nei prossimi tre mesi. Non si tratta di beneficenza, ma di una piacevole consuetudine: siamo al sedicesimo trimestre consecutivo in cui il colosso del petrolio butta sul mercato almeno 3 miliardi per mantenere alto il valore delle azioni.

Nel frattempo, la “meraviglia” contabile continua: il debito netto è calato da 43,2 miliardi a 41,2 miliardi di dollari rispetto al trimestre precedente, come se qualcuno credesse davvero che quel debito possa essere smaltito con questa danza di numeri e buyback. La quotazione in borsa, invece, fa capriole con un rialzo del 16% da inizio anno, lasciandosi prontamente davanti tutti i “poi vedremo” competitor.

Altre sbavature trimestrali? Pochine, ma comunque degne di nota

Per la cronaca, i guadagni rettificati hanno subito una piccola… ehm, diciamo “contrazione”: -9,9% rispetto allo stesso trimestre del 2024. Il flusso di cassa operativo – la boccata d’aria fresca per qualsiasi colosso industriale – è sceso da 14,7 miliardi a 12,2 miliardi di dollari. Un calo degno di nota, ma niente panico: c’è sempre un ciccione buyback che fa da paracadute.

Le spese per investimenti in capitale sono state di 4,9 miliardi di dollari. La rincorsa al petrolio costa, si sa, e le bocche da fuoco principali di Shell continuano a sputare petrolio come se non ci fosse un domani, e soprattutto come se il mondo fosse ancora disposto a pagare prezzi da anni d’oro.

È divertente, o forse no, vedere che i vicini del saloon energetico non brillano certo per allegria: la francese TotalEnergies ha segnalato un lieve calo degli utili nel terzo trimestre, mentre la norvegese Equinor ha fatto piangere gli analisti con un calo più forte del previsto, atterrando a un reddito operativo rettificato di 6,21 miliardi nel periodo luglio-settembre.

I giganti americani come Exxon Mobil e Chevron devono ancora mettere le carte sul tavolo, pronti a infiocchettare i loro numeri venerdì, seguiti da BP martedì prossimo. Ma, come sempre, il parco buoi degli azionisti rischia di vedere qualche sberla in più nei prossimi mesi, visto che la festa da petrolio caro sembra aver preso una sbandata. Insomma, sarà meglio per tutti stringere la cinghia e prepararsi a ricatti di distribuzione utili ben camuffati come questione di prudenza aziendale.

In definitiva, il quadro è più chiaro di un barile di greggio al tramonto: Shell gioca sul filo del rasoio, contando su buyback e slogan entusiasti per nascondere una realtà fatta di utili in calo, cash flow più debole e una dipendenza spaventosa da prezzi che piano piano cedono terreno. Ma non preoccupatevi, la magia delle “performance eccellenti” e degli annunci miliardari sul riacquisto di azioni è un rimedio immortale per mantenere tutti felici… almeno fino al prossimo trimestre.

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