Le borse europee si preparano a un’apertura piatta mentre tutti fanno la fila per vedere l’oracolo Fed — la suspense che nessuno chiedeva

Le borse europee si preparano a un’apertura piatta mentre tutti fanno la fila per vedere l’oracolo Fed — la suspense che nessuno chiedeva

Ah, l’Europa, quel paradiso di stabilità finanziaria e certezze incrollabili, si è svegliata oggi con un’umile caduta dei mercati azionari. Perché, ovviamente, non c’è niente di più divertente che aspettare con il fiato sospeso la decisione sui tassi di interesse della Federal Reserve americana, vero? Il pan-europeo Stoxx 600 si è divertito a scendere dello 0,4% verso le 10:10 del mattino a Londra, con quasi tutti i settori e le borse principali in negativo. Solo il settore delle utility, quello considerato la “roccia” della volatilità, ha insistito a fare il duro e reggere il colpo.

Nel frattempo, lo scintillante IBEX 35 di Spagna, che da inizio anno ha fatto un bel salto quasi del 40%, ha fatto un piccolo tentativo di battere il record del 2007, solo per poi tornare pigro e rimanere fermo come prima. Ma tranquilli, niente drammi, è solo il mercato che fa il suo show di capricci.

Ieri eravamo tutti felici e speranzosi, con azioni in rialzo sostenute da voci di disgelo nelle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti. Dopotutto, il duo presidenziale composto da Donald Trump e Xi Jinping si incontrerà in Corea del Sud giovedì. Un meeting sull’orlo di una soap opera internazionale in cui entrambi sembrano gentili e collaborativi, con tanto di bozza di accordo sulla restrizione alle esportazioni di terre rare, acquisto di soia e, incredibile a dirsi, persino sul tormentone digitale TikTok.

Donald Trump ha perfino dichiarato:

“Ho molto rispetto per il Presidente Xi, e concluderemo un accordo.”

Ovviamente, questo incanta i mercati, anche se la realtà è che siamo solo in attesa di vedere se il tanto decantato “accordo” non svanirà come una bolla di sapone al primo soffio di vento geopolitico.

Novartis e la delusione in salsa farmaceutica

Passando alle azioni individuali, la gioia è stata di breve durata per Novartis, che ha perso il 3,4% dopo aver pubblicato i risultati trimestrali. Il gigante farmaceutico svizzero ha visto una crescita delle vendite a valuta costante del 7% rispetto all’anno precedente e un utile netto salito del 25%, arrivando a 3,9 miliardi di dollari. Ottimo, direbbe chiunque a prima vista. Peccato che gli analisti, sempre allegri e ottimisti, aspettassero un utile di 4,4 miliardi, quindi boom, delusione generale.

BNP Paribas, la banca che batte ma non convince

Anche le azioni della francese BNP Paribas hanno fatto un salto indietro, perdendo il 2,7% nonostante utili pre-tasse di 4,28 miliardi di euro, meglio dei 3,44 miliardi stimati dagli analisti. Un applauso? Forse no, considerando che i ricavi del periodo si sono fermati a quasi 12,6 miliardi, sotto le attese di 12,8 miliardi. Come ciliegina sulla torta, la banca ha segnalato una “situazione creditizia specifica” che ha aumentato il costo del rischio nella divisione Global Markets. Insomma, una festa di risultati da brivido.

Al contrario, HSBC, quotata a Londra, ha guadagnato un lusinghiero 3% dopo aver annunciato utili trimestrali superiori alle aspettative. Ogni tanto una manna dal cielo per gli azionisti, no?

Il Regno Unito e il prodigio della crescita produttiva che si ridimensiona

Più a nord, il Financial Times ci ricorda che l’ufficio per la responsabilità di bilancio del Regno Unito (OBR) sta per tagliare le previsioni di crescita della produttività più del previsto. Tradotto: il buco nelle finanze pubbliche britanniche potrebbe ingrossarsi di ulteriori 20 miliardi di sterline. Per fortuna, la ministra delle Finanze Rachel Reeves è già in modalità “panico estremo” mentre cerca di sistemare un deficit che potrebbe toccare i 50 miliardi entro l’autunno, quando presenterà il suo bilancio.

Il buon vecchio sterling, fedele alla sua natura, è sceso dello 0,2% questa mattina contro dollaro ed euro, mentre i rendimenti dei titoli di Stato britannici – gli amati gilts – hanno anch’essi perso qualche spicciolo, con i 30 anni che hanno perso 2 punti base nel trading mattutino. Ovviamente, il Regno Unito si conferma campione del costo del debito a lungo termine tra tutte le nazioni del G7, con i rendimenti dei gilts trentennali oltre la soglia critica del 5%. Fantastico, no?

Il colpo di scena della Federal Reserve attende in scena

Ma l’evento clou per i fan della finanza questa settimana è chiaramente il meeting della Federal Reserve, in programma per due giorni a partire da martedì. Gli scommettitori del mercatosono praticamente certi al 96% che la banca centrale USA taglierà i tassi di interesse di 25 punti base – un gesto di generosità che di certo farà battere i cuori. E non solo: tutti sperano che il presidente Jerome Powell conceda uno spoiler mercoledì, lasciando intendere che ci sarà un altro taglio a dicembre, perché il mercato del lavoro dà segnali di debolezza. Ah, la magia delle previsioni!

Naturalmente la Fed deve fare i conti con un blackout dati economici dovuto allo shutdown del governo USA – sì, quello stesso shutdown che rende difficile farsi un’idea chiara del vero stato dell’economia. L’ultimo resoconto sull’inflazione è stato praticamente l’unico numero fresco arrivato in scena nelle ultime settimane. Che suspense!

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