Terre rare al centro del teatrino Usa-Cina: mercato in fibrillazione tra colpi di scena e bluff garantiti

Terre rare al centro del teatrino Usa-Cina: mercato in fibrillazione tra colpi di scena e bluff garantiti
Oakland il 10 ottobre 2025, come se non avessimo di meglio di cui parlare.

Nel frattempo, le azioni di svariate società minerarie statunitensi specializzate in terre rare hanno preso il classico volo dell’aquilone, cadendo rovinosamente in Borsa lunedì. Critical Metals ha perso l’8,5% prima dell’apertura del mercato, USA Rare Earth è scivolata del 7,2%, MP Materials ha ceduto il 5,3% e Trilogy Metals si è sgonfiata del 5%. Come se non bastasse, anche Energy Fuels e NioCorp Developments hanno ballato al ribasso rispettivamente del 4% e del 6%.

Tutto ciò avviene mentre l’inimitabile Scott Bessent, Segretario al Tesoro USA, ha concesso a “Meet The Press” la chicca che Washington e Pechino, come per magia, sarebbero sul punto di evitare un colossale dazio del 100% sulle merci cinesi, con annesso rinvio delle temutissime restrizioni all’export di terre rare da parte dei cinesi.

Come sempre, tutto questo fumoso ottimismo arriva a pochi giorni dall’incontro tra il capo supremo cinese Xi Jinping e l’irriverente presidente statunitense Donald Trump, previsto per giovedì, l’ennesima puntata del reality show geopolitico più seguito del momento.

Trump ha ribadito con la sua consueta eleganza che USA e Cina stanno per “venire a un accordo”. A bordo dell’Air Force One, in volo verso il Giappone per il suo viaggio asiatico, ha elargito parole d’elogio al “grande” Presidente Xi, aggiungendo un tocco di quel sarcasmo che solo lui sa fare.

Peccato che, solo un po’ di tempo fa, lo stesso Trump minacciava con voce “forte e chiara” di imporre dazi del 100% sulle importazioni cinesi a partire dal primo novembre, senza contare i controlli tecnologici su “qualsiasi e tutto il software critico” in uscita. Voglia di pace o mascherare l’incertezza? Voi cosa pensate?

Da parte sua, Pechino ha giĂ  partorito un nuovo quadro regolamentare per limitare l’esportazione di terre rare all’inizio di questo mese: una mossa che gli esperti etichettano come una lettera d’amore… per il mondo occidentale, rivelando il crescente cortocircuito di fiducia tra le due superpotenze. Ovvero, un modo elegante per dire “mi fido di te come mi fido di un gatto con la crema.”

La verità, nuda e cruda, è che la Cina si trova regina indiscussa nell’intera filiera dei minerali critici, dal momento che produce quasi il 70% dell’estrazione mondiale di terre rare e ne elabora quasi il 90%. Tradotto: importano dalle altre nazioni solo per trasformare e rivendere al miglior offerente, con quella sicurezza monopolistica senza pari.

Il tutto mentre gli analisti di Wolfe Research, come il brillante Tobin Marcus, fanno finta di leggere il futuro nei tarocchi: “I dettagli sono ancora fumosi e tutto sarà deciso solo dopo l’incontro fra Trump e Xi,” scrive in una nota del 26 ottobre.

Continua poi con la dolce promessa che “un nuovo armistizio sembra quasi certo”, e che la Cina probabilmente rimanderà per un anno le restrizioni all’export, scambiandolo con la magnanimità di concedere licenze. Che epico trionfo del compromesso globale.

Ecco quindi svelata l’ennesima asta delle promesse politiche a cui assistiamo con stupore e un pizzico di ilarità: dazi scongiurati, restrizioni congelate e titoli minerari in caduta libera. L’inevitabile passo di una danza diplomatica che somiglia sempre più a un derby tra illusionisti senza pubblico.

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