Serbia, un anno dopo Novi Sad: eurodeputati finalmente si svegliano e chiedono giustizia

Serbia, un anno dopo Novi Sad: eurodeputati finalmente si svegliano e chiedono giustizia
Il Parlamento Europeo non ha perso tempo a meravigliarsi – o forse a giocare a fare i detective – e ha adottato una risoluzione che condanna con fervore la divisione politica e la repressione di Stato in Serbia, esattamente un anno dopo la tragedia di Novi Sad. Come se fosse difficile indovinare, gli eurodeputati invocano processi legali completi e trasparenti per identificare i “colpevoli” del crollo della tettoia ferroviaria, pronti a strapparsi i capelli di fronte a questa ovvietĂ .

Quel diritto tanto decantato di protestare pacificamente, tanto amato nelle aule di Bruxelles, viene prontamente sostenuto per gli studenti e i cittadini serbi. I parlamentari chiedono responsabilitĂ  e riforme democratiche nel Paese, lodando il “coraggio civico”, la “non violenza” e il coinvolgimento giovanile, come se fossero le nuove formule magiche per risolvere tutti i problemi di adesione all’UE.

Quasi infastiditi, gli eurodeputati esprimono “profonda preoccupazione” per il clima teso e polarizzato alimentato da discorsi d’odio, propaganda anti-UE e pro-Russia, nonchĂ© campagne diffamatorie disseminate dai media e dai rappresentanti governativi. Naturalmente, la “grossa incapacitĂ ” del governo serbo di fare ammenda per il passato viene evidenziata con vigore, accompagnata dalla strigliata per le pratiche illegali di sorveglianza, come l’utilizzo del famigerato spyware Pegasus, e per l’uso di dispositivi acustici a lungo raggio e gas lacrimogeni contro i civili, peccati capitali per una leadership che, secondo il Parlamento, alimenta la repressione e indebolisce la democrazia locale.

Ovviamente, si richiedono indagini tempestive e imparziali sugli abusi denunciati contro i manifestanti, un tema che sembra caldo quanto il caffè ormai freddo sul tavolo europeo. Al contempo, si condannano con forza gli arresti e le espulsioni “illegali” di cittadini UE che hanno espresso solidarietĂ  ai giovani protestanti. Vengono pure deplorati gli attacchi verbali di alti funzionari serbi verso gli stessi MEP (MembrĂ® del Parlamento Europeo) che si sono azzardati a intervenire, mentre si respingono con fermezza le “infamanti” accuse rivolte dall’autoritĂ  serba secondo cui l’UE orchestrerebbe le proteste. Ah, la politica, quel teatro eterno di accuse reciproche e smentite frenetiche.

Garantire elezioni libere e corrette in Serbia

Fedelissimi al mantra democratico, i deputati ricordano che le elezioni precedenti si sono svolte in condizioni tutt’altro che limpide: pressione sui votanti e persino compravendita di voti, roba che farebbe arrossire piĂą di un politico nostrano. Quindi l’UE ordina l’”immediata e piena attuazione” delle raccomandazioni OSCE/ODIHR, che contemplano controlli indipendenti sui registri elettorali e pari accesso ai media per tutti i partiti. Una vera rivoluzione della trasparenza regionale, in pratica.

Il Parlamento ribadisce il suo fermo impegno per l’ingresso della Serbia nell’Unione Europea, naturalmente a condizione che vengano fatti progressi misurabili su democrazia, stato di diritto, diritti fondamentali e allineamento totale alla Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’UE, inclusa la partecipazione alle sanzioni contro la Russia. Insomma, non un passo senza il timbro di Bruxelles.

I membri del Parlamento domandano anche ai grandi alti funzionari dell’UE di astenersi dal lanciarsi in dichiarazioni troppo ottimistiche sulle riforme serbe, salutando con un pizzico di sarcasmo il “tono nuovo” adottato dalla presidente di Commissione Ursula von der Leyen nel suo recente viaggio in Serbia, giudicato finalmente un po’ piĂą credibile rispetto ai soliti discorsi zuccherosi.

Si sostiene inoltre il rapido invio di una missione di fact-finding dell’UE con la partecipazione dello stesso Parlamento Europeo, per andare a verificare di persona il contesto: la democrazia in crisi, le proteste persistenti e la repressione che continua. Probabilmente un’altra stagione di reportage sul “caos balcanico” per Bruxelles.

La risoluzione ha raccolto 457 voti favorevoli, 103 contrari e 72 astensioni, una maggioranza piuttosto corposa che conferma come in Europa la pratica dello spirito critico, a quanto pare, sia ancora di moda. O almeno lo sembra.

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