Airbus, Leonardo e Thales hanno finalmente fatto quello che i sognatori europei auspicavano da tempo: unire le forze per creare un colosso spaziale che possa farsi strada fuori dalla culla americana di Elon Musk e del suo Starlink. Perché, ammettiamolo, il Vecchio Continente non poteva continuare a restare a guardare mentre un solo uomo maternava il cielo con i suoi satelliti.
Naturalmente, non aspettatevi che si cimentino nella realizzazione di nuovi razzi spaziali: i lanci esterni rimarranno esclusiva della compagnia, che preferisce concentrarsi su “un portafoglio completo di tecnologie complementari e soluzioni end-to-end”, cioè tutto ciò che va dall’infrastruttura spaziale ai servizi, con tanto di aria furbesca da “tutto incluso”.
Il nuovo soggetto operativo dovrebbe portare a casa sinergie da capogiro, parliamo di centinaia di milioni di euro che appariranno magicamente nel bilancio entro cinque anni dalla chiusura del deal, e – voilà ! – sarà pronto a impiegare la bellezza di 25.000 addetti sparsi in tutta Europa. Una potenza spaziale a cui nessuno neanche osava pensare, o forse no?
Nel complesso, Airbus avrà la maggioranza con un 35% di azioni, regalando al nuovo mostro spaziale le sue divisioni Space Systems e Space Digital, mentre Leonardo e Thales si spartiranno il resto in un egualitario 32,5% ciascuno. Non male come partenza per un gruppo che ambisce a una “massa critica” capace di sfidare il mondo intero, o almeno così raccontano.
Leonardo metterà sul piatto tutta la sua divisione spaziale, incluse le partecipazioni in Telespazio e nella joint venture con Thales Alenia Space. Quest’ultimo, da bravo socio, contribuirà con le sue quote in questa stessa joint venture e con le attività di Thales SESO. Insomma, tutti mano nella mano nel grande gioco stellare.
Un Campione Spaziale per L’Europa Che Viene…
La nuova creatura si proclama “un attore europeo unico, integrato e resiliente”, azzardo che suona quasi come un mantra. La parola magica? Sovranità . Perché ovviamente, l’Europa vuole tanto investire miliardi per blindare il proprio spazio aereospaziale e difensivo, senza però chiudere la porta ai giganti americani. Gli equilibri geopolitici sono così delicati che far finta di essere indipendenti è già un successo di per sé.
Le azioni delle società coinvolte hanno fatto un piccolo salto, giusto per farsi notare: +0,9% l’indice Stoxx Aerospace and Defense, +1,8% per Leonardo, +0,6% per Thales, e un sobrio +0,2% per Airbus. Nulla di trascendentale, ma tutto va a gonfie vele nel mondo dorato della finanza spaziale europea.
Il Rivale di Starlink: Fantasia o RealtĂ ?
L’Europa ha osservato con crescente irritazione il predominio incontrastato di Starlink, la creatura di SpaceX di Elon Musk, che ha preso possesso del mercato delle comunicazioni satellitari broadband. Sarà pure stato fondamentale durante la guerra in Ucraina, ma anche lì non sono mancati blackout e problemi di connessione. Si diceva che Eutelsat, fresca fusione franco-britannica con OneWeb, avrebbe potuto prendere il comando sul territorio ucraino, ma per ora le cose restano in bilico.
Emmanuel Macron non si fa certo problemi a manifestare il suo sostegno a un campione spaziale europeo. Il presidente francese ha dichiarato con pizzico di retorica estiva:
“Lo spazio è diventato, in un certo senso, un indicatore di potere internazionale.”
Dall’altra parte della Manica, i parlamentari italiani hanno espresso la loro diffidenza verso un ruolo troppo marcato di SpaceX in programma italiani satellitari, quasi che i nostri cieli non potessero fare a meno di una buona dose di sovranitĂ digitale piuttosto che di dipendenza esterna.
Quindi, mentre il progetto di fusione tra Airbus, Leonardo e Thales si concretizza, l’Europa si trova alle prese con la solita ambizione contrastata da mille ostacoli: diventare un attore spaziale autonomo senza però imporre davvero un vero e proprio stop al dominio americano. Una faccenda intrigante che merita di essere seguita con attenzione… o perlomeno con quel poco di scetticismo che la storia ci impone.
Da tempo Eutelsat sogna di scavalcare la società di Elon Musk e diventare il rivale regionale numero uno, peccato che la flotta satellitare europea sembri quella di un dilettante accanto ai 10.000 satelliti che Starlink ha recentemente lanciato in orbita. Se c’era da sperare in una botta di orgoglio comunitario, i numeri fanno invece pensare a una rassegnazione da “chiacchere e distintivo”.
David Barker, manager degli investimenti nel team europeo di GAM, ha offerto un commento al vetriolo, definendo la joint venture annunciata “la prima prova concreta che finalmente l’Europa comincia a preoccuparsi della sua sempre meno tangibile sovranità tecnologica, un problema che esisteva già dall’inizio della seconda amministrazione Trump”.
Prima di adesso, infatti, descrive Barker, l’Europa si stava allegramente autodistruggendo competendo contro sé stessa, con ben tre società di dimensioni “sotto scala” che cercavano di emergere mentre SpaceX continuava a sedersi sul trono incontrastato. “Vediamo tutto questo come un passo positivo per rimettere in carreggiata l’intero comparto spaziale europeo, così da poter sperare che il progetto europeo riesca a rimettersi in gioco anche in quei settori in cui ha clamorosamente fallito, come nel banking transfrontaliero, nei mercati dei capitali e nel consolidamento della difesa.”
Nel frattempo, Michael Field, stratega capo del settore azionario alla Morningstar, ha bollato l’iniziativa come “un altro passettino avanti nella giusta direzione per l’Europa”.
“Per Leonardo, Thales e Airbus lo spazio rimane una piccola parte delle attività , ma unire le forze significa senz’altro avere più peso per provare a competere nel mercato globale. Rimaniamo ottimisti sul settore aerospaziale e della difesa in generale, con rating a quattro stelle sia per Thales che per Leonardo.”
Ecco: facciamo il tifo che questa volta sia davvero la volta buona. O rischiamo di ritrovarci ancora a sognare missili e satelliti made in Europe mentre Starlink giĂ colonizza Marte.



