Ah, Barclays, quel baluardo della stabilità finanziaria britannica, annuncia con bombosità che alza le stime e – udite udite – sforna un buyback da ben 500 milioni di sterline. Perché, si sa, non c’è modo migliore di celebrare un trimestre che regalar soldi agli azionisti mentre si incrina l’economia.
Il colosso bancario punta ora a un RoTE (Return on Tangible Equity) superiore all’11% per l’anno, una piccola variazione dal modesto “intorno all’11%” di prima. Anche il reddito da interessi netti, escluse le finanze d’investimento e le attività della sede centrale, è stato rivisto al rialzo, superando la soglia di 12,6 miliardi di sterline. Un progresso strabiliante, si direbbe.
C. S. Venkatakrishnan, il CEO dal nome difficile da pronunciare ma dal discorso fluido, ha dichiarato con tono solenne:
“Abbiamo generato capitale con costanza e fermezza per i nostri azionisti negli ultimi nove trimestri consecutivi. Di conseguenza, abbiamo deciso di anticipare una porzione dei nostri piani distributivi annuali, lanciando oggi un programma di riacquisto azionario da 500 milioni di sterline, con l’intenzione di procedere con annunci trimestrali.”
Insomma, niente paura. Perché se la banca starebbe faticando a mantenere le promesse, tanto vale distribuire dividendetti in anticipo e fare finta che tutto proceda a gonfie vele. Per inciso, il profitto ante imposte del terzo trimestre si è fermato a 2,1 miliardi di sterline, un deludente -7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Ma chi se ne cura?
Le azioni Barclays a Londra si sono subito illuminate, salendo del 3,4% in apertura. Evidentemente, ogni magagna è una scusa per scatenare la danza dei rialzi.
Il reddito trimestrale, pari a 7,2 miliardi di sterline, è stato velato da un onere di 235 milioni legato allo scandalo dei prestiti auto nel Regno Unito. Per chi non lo sapesse, milioni di consumatori sono stati truffati con finanziamenti ai veicoli venduti in modo decisamente discutibile. Il conto totale per Barclays ora ammonterebbe a 325 milioni, mentre una svalutazione da 110 milioni è stata attribuita a un solo, sfortunato creditore.
Un RoTE trimestrale di 10,6%, giù dal 12,3% annuale, e un utile per azione di 10,4 pence sono l’ennesima prova che l’imperatore è nudo, ma la musica deve continuare comunque.
Ma non tutto è perduto: il settore investment banking è cresciuto dell’8% anno su anno, sorretto da performance “forti” che hanno anche spinto l’indice bancario europeo Stoxx 600 a guadagnare oltre il 55% nel 2025 finora.
Le azioni Barclays hanno brillato con un rialzo del 35%, mentre oltreoceano i giganti JPMorgan Chase e Goldman Sachs sfornavano risultati trimestrali superiori alle attese, grazie soprattutto alle favolose performance dell’investment banking. Insomma, la festa dell’alta finanza non sembra soffrire troppo, nonostante le paure per prestiti a rischio a Wall Street.
Le tensioni si sono sentite anche a Londra venerdì scorso, ma sono rapidamente sfumate alla luce di una “totale assenza di problemi sistemici”. Eh già, dormite pure sonni tranquilli.
Va ricordato che Barclays mantiene solide radici negli Stati Uniti, eredità dell’acquisizione nel 2008 delle unità di investment banking e mercati capitali di Lehman Brothers. Un cavallo di Troia utile a navigare con disinvoltura tra i mari tempestosi della finanza globale.
Le insidie nascoste? Ci pensano i “non noti” ignoti
In un’alba di mercoledì, l’analista di RBC Capital Markets, Benjamin Toms, ha lanciato il sasso nello stagno: senza le spese legali connesse alle controversie, Barclays avrebbe superato le aspettative con un +6% nel profitto ante imposte. Tuttavia, con la lente sulla valutazione basata sul valore contabile tangibile futuro e il RoTE, il titolo dovrebbe navigare su multipli più alti.
Ma, ahimè, “il settore bancario è una giungla piena di insidie”, e l’attesa legge d’autunno britannica incombe come una spada di Damocle.
Toms avverte inoltre che l’esposizione corporate americana della banca sarà scrutata con attenzione, vista la recente volatilità locale. Il vero rischio? Costi di controversie, condotta discutibile e, ciliegina sulla torta, “gli ignoti ignoti”: quei pericoli invisibili fino a che non ti colpiscono in faccia.
Quindi, nel fantastico mondo della grande finanza, incassateli pure i dividendi, applaudite i risultati e preparatevi ai prossimi “imprevisti” che nessuno vede ma tutti temono. Nel frattempo, la festa continua, almeno finché gli azionisti sorridono.



