Bene, il grande colosso tedesco della cantieristica navale militare, TKMS (per chi non lo sapesse, la costola guerriera del gigante industriale Thyssenkrupp), ha deciso di farsi bello e farsi notare in borsa. E come? Debuttando nella Borsa di Francoforte con una gran dose di ottimismo e, diciamolo pure, di arroganza finanziaria.
Il prezzo di partenza? Circa 60 euro per azione, con un valore di mercato di ben 3,8 miliardi di euro, mica bruscolini. Naturalmente, Thyssenkrupp ci tiene a mantenere il suo zampino nell’impresa e si è accaparrata un solido 51% di quote post-IPO — giusto per non perdere il controllo di questa gloriosa fabbrica di morte tecnologica.
TKMS, alias Thyssenkrupp Marine Services, non si limita a costruire sommergibili e navi di superficie, ma delizia anche il mondo militare con elettronica e software dall’efficienza letale. Il CEO Oliver Burkhard ha persino definito questa parte “il gioiello nella cassetta del tesoro” del gruppo, con sonar e robot autonomi che sembrano usciti da un film di fantascienza ma sono invece il futuro bellico vane della “multi-domain operations”.
Tradotto in parole povere: stanno diventando capaci di combattere da ogni lato, con mezzi non convenzionali e tecnologia da spiare invidia al vicino di casa. Burkhard, con tono solenne, ha spiegato a CNBC che questa mossa in borsa servirà a pompare capitali per espandersi in vista della probabile impennata degli investimenti nella difesa europea.
Già, perché se gli Stati Uniti vantano ben 71 sommergibili e la Russia ne tiene in serbo una sessantina, la Germania si accontenta di… sei. Per ora. Però ne ha ordinati sei di nuovi, che in teoria entro qualche lustro potrebbero rendere la flotta un po’ meno ridicola. Tra l’altro, la compagnia ha già un portfolio di ordini per quasi 19 miliardi di euro, che significa lavoro fino al 2040, dato che costruire un sommergibile richiede tra i 5 e i 15 anni — certo, mica piani di IKEA.
E mentre la concorrenza continua a vaneggiare, TKMS sdoppia i suoi cantieri, ora doppio campo di battaglia dove far uscire sommergibili all’avanguardia che possono rimanere sommersi per settimane — ideale per non farsi trovare quando arriva la società civile a chiedere spiegazioni.
“Con questa capacità produttiva, non solo possiamo soddisfare gli ordini attuali, ma siamo anche pronti ad accaparrarci altri clienti”, ha candidamente ammesso il CEO, sottolineando l’ambizioso mantra del “crescita prudente, mirata al margine”. Tradotto in terraferma: vogliamo guadagnare bene senza perdere la calma.
Non manca poi l’orgoglio per una catena di forniture “robusta”, con il 90% del materiale proveniente da Europa e soprattutto Germania, un piccolo dettaglio che rassicura gli ammiratori del nazionalismo industriale.
Le azioni di Thyssenkrupp hanno reagito con un piccolo salto di gioia, chiudendo la giornata di debutto con un rialzo del 7,3%. Contestualmente, il settore europeo della difesa – inclusi nomi altisonanti come Renk, Hensoldt e Rheinmetall – ha registrato guadagni sostanziosi, segno che la voglia di armi e carri armati è più forte che mai tra gli investitori.
Un tempismo perfetto per gli investitori assetati di conflitti
Gareth McCartney, co-responsabile mondiale dei mercati azionari presso UBS, ha elogiato l’entrata in borsa di TKMS come un tempismo da manuale: gli investitori, con tasche piene di liquidità, stanno cercando proprio queste occasioni di investimento “strategico” in un’Europa che ha riscoperto l’amore per la spesa militare e le infrastrutture dure e pure.
McCartney ha dichiarato a CNBC:
“Abbiamo finalmente un catalizzatore che mette la difesa e le infrastrutture al centro dell’interesse degli investitori internazionali che guardano all’Europa.”
Insomma, dimenticate la pace; la ricetta per far felici i mercati sembra ormai una salda dose di armamenti e tensioni geopolitiche. E così, mentre le navi da guerra salgono sui ponti finanziari, anche noi possiamo solo applaudire a questo spettacolo di crescita “prudente” e margini gonfiati.



