Sembra che Rachel Reeves, il Cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito, stia nuovamente suonando la solita sinfonia sulle regole fiscali autoimposte. Con quella sapiente abilità di chi ama raccontare storie, ha garantito che il governo resterà fedele a queste regole, ma, ehilà, una piccola onestà con il pubblico è d’obbligo — giusto per non farci perdere tutte le illusioni a cui ancora aggrapparci.
Parlando con CNBC nello scenario glamour della riunione annuale del Fondo Monetario Internazionale a Washington, Reeves ha elencato i grandi spauracchi internazionali: il conflitto Russia-Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e una serie interminabile di barriere commerciali globali. Insomma, una lista perfetta di scuse epiche per giustificare tutto quello che il governo non riuscirà a fare.
La chiave, ha detto, è essere “onesta” con il popolo riguardo alle difficoltà. Tradotto in termini meno diplomatichic, significa preparatevi a qualche brutta sorpresa, ma non preoccupatevi, le colpe saranno sempre di qualcun altro.
Il 26 novembre sarà il gran giorno del secondo Autumn Budget di Reeves, il momento in cui la magia si trasformerà probabilmente in puro esercizio di equilibrismo contabile. Il Regno Unito si trova alle prese con un’economia traballante, prezzi che rincorrono a tutta velocità la luna e il giochino del finanziamento pubblico che pesa come un macigno.
Quando le è stato chiesto, Reeves naturalmente ha evitato di sbottonarsi sui dettagli – niente dichiarazioni chiare sulla famigerata tassa sulle banche – ma ha espresso, con la solita serafica ambiguità, il desiderio che la Gran Bretagna rimanga un paradiso per le imprese, dove iniziare, crescere e prosperare è semplice come bere un tè alle cinque.
Non mancano poi le solite invocazioni a fare del Regno Unito la Mecca globale per il commercio, gli investimenti, gli affari e il talento mondiale… forse dal prossimo budget arriverà anche l’invito a svolazzare sulle nuvole del sogno britannico.
Un dettaglio curioso è l’appello di Reeves ai regolatori finanziari affinché non si fissino solo sui rischi, ma considerino anche la crescita. Perché, si sa, finora hanno passato tutto il tempo a giocare a guardie e ladri dimenticandosi di far crescere qualcosa.
Regole fiscali, promesse e contraddizioni
Reeves è sotto pressione da quando l’anno scorso ha straordinariamente deciso di incatenarsi a regole fiscali rigide che limitano la capacità del governo di spendere e indebitarsi a piacimento. Tradotto: non si può più tirare fuori la carta del prestito ogni volta che si vuole un nuovo giocattolo.
Le regole? Semplici, nella loro impietosa severità: tutte le spese correnti devono essere finanziate dalle entrate fiscali, niente più credito facile. Ancora meglio, la debito pubblico deve iniziare a scendere come una ballerina che finalmente trova l’equilibrio, entro il 2029-30.
Peccato che, proprio all’inizio di questa settimana, Reeves abbia maliziosamente suggerito che per rispettare questi impegni potrebbe dover rompere la promessa di non alzare le tasse ai lavoratori. Qualcuno potrebbe chiamarlo un piccolo “aggiustamento di rotta”, altri invece semplicemente tradimento.
Le alternative? O si infrangono le famose regole fiscali, o si tagliano pure di più i servizi pubblici — insomma, scegliere tra il male minore e il male maggiore nel grande gioco delle illusioni politiche.
Ovviamente nessuna di queste opzioni è esattamente il sogno degli elettori, quelli che magari vorrebbero qualcosa di concreto e non solo promesse sbandierate con sorriso sinistro.
Mercati in fibrillazione e la danza delle obbligazioni
Questa storia delle regole fiscali è così sacra per i mercati che basta anche solo mettere in dubbio la permanenza di Reeves per scatenare movimenti da circo nell’arena finanziaria. Il che la dice lunga su quanto poco si sia fidati dei programmi economici negli ultimi tempi.
Il fatto che i rendimenti dei titoli di Stato a 30 anni del Regno Unito superino il 5% — il costo più alto di indebitamento tra i Paesi del G7 — è una chiara dimostrazione di quanto gliene freghi a chi presta soldi del benessere britannico. O ti comporti bene o paghi il prezzo salato.
Reeves, in perfetto stile politico, si è rifiutata di commentare i mercati ma ha assicurato che il governo continua sulla via della disciplina fiscale, come se un mantra potesse magicamente assorbire montagne di debiti.
Ha dichiarato con l’ardore tipico di chi sa benissimo cosa sta dicendo ma vuole sugarare il tutto con un po’ di ottimismo:
Rachel Reeves said:
“Sappiamo bene che il deficit è stato troppo alto negli ultimi anni e, come Cancelliere, sono determinata a ridurre i costi del prestito, abbattere il debito e garantire una crescita economica basata su una solida responsabilità fiscale.”
Naturalmente, la strada è lastricata di ostacoli. Tentativi precedenti di tagliare la spesa sociale sono stati sabotati da ribelli interni al suo stesso partito, costringendo il governo a fare marcia indietro su 5 miliardi di sterline di risparmi previsti.
E non è finita qui: la temuta “tassa sulle imprese” ha raccolto critiche non solo dall’opposizione, ma anche da molte aziende, che stanno facendo il broncio e rinviando assunzioni perché troppo preoccupate dai nuovi balzelli. Un vero capolavoro di politica economica per disincentivare la crescita.
La sceneggiatura è pronta, manca solo il sipario che si alzi sul prossimo capitolo di questa tragicommedia chiamata “economia britannica”. Nel frattempo, il pubblico è invitato a fare il tifo e sperare che almeno qualche numero riesca a quadrare.



