Ah, l’Europa e i suoi mercati privati, sempre pronti a farsi travolgere dalle crisi a stelle e strisce con un tempismo impeccabile. Venerdì passato, alcune delle superstar del mercato privato europeo hanno deciso che era il momento perfetto per vendere a rotta di collo, mentre le ombre menzionate al di là dell’oceano si allungavano sul Vecchio Continente. ICG, quotata a Londra, ha perso un brillante 6%, mentre CVC Capital Partners, che ha scelto l’esclusiva Jersey come quartier generale, ha ceduto il 5,4% nel giro di poche ore. Anche i giganti svizzeri di Partners Group e i svedesi di EQT non sono stati da meno, con cali rispettivamente del 4%.
Ovviamente, questa passeggiata al massacro arriva puntuale dopo la frenetica fuga dalle banche regionali americane, che hanno scatenato terrorismo mediatico sulle cosiddette “pratiche di prestito rischiose” – un termine elegante per dire “abbiamo combinato un casino”. Queste paure si insinuano come una minestra riscaldata anche nelle stanze composte del finanziamento privato, lasciandoci a chiederci se il panico sia davvero giustificato o solo un’altra trovata per far girare l’economia… verso il basso.
Chi ha paura del credito privato? Evidentemente tutti.
ICG si vanta di gestire più di 30 miliardi di dollari in asset di debito privato, che corrispondono quasi al 25% del suo intero patrimonio gestito a fine giugno. Nel frattempo, Partners Group maneggia la bellezza di 38 miliardi sempre in credito privato, mentre la divisione dedicata al credito di CVC, specializzata nel prestito diretto, si aggira intorno ai 17 miliardi di euro, ovvero quasi 20 miliardi di dollari. Non proprio bruscolini, vero?
Ma la vera gioia è arrivata con i recenti fallimenti negli Stati Uniti: First Brands, campione mondiale della fornitura di parti auto, si è fatto esplodere la finanza fra le mani, e non trovate scuse – è stato un vero disastro nell’affollato universo della finanza legata a supply chain e fatturazione. Perfino la banca d’investimento Jefferies, che aveva il fiato sospeso con qualche esposizione a questa bomba ad orologeria, è caduta di un 11% giovedì, per poi tentare un (vaino) rimbalzo venerdì.
Una situazione perfetta per riflettere sul problema più generale: leva finanziaria alle stelle e criteri di credito più flessibili di una canna di bambù. E noi seduti qui a guardare il crollo, come se fossero esotici fuochi d’artificio.
Jamie Dimon, il solito guru di J.P. Morgan, ha scandito parole di saggezza fin dal suo consueto earnings call del terzo trimestre:
“Quando vedi una blatta, probabilmente ce ne sono molte altre.”
Un’immagine poetica e rassicurante, vero? Insomma, ci siamo fatti già un bel nido di scarafaggi sotto il tappeto; al nostro caro CEO non resta che sperare che nessuno consideri uno sguardo più ravvicinato sotto quei mobili polverosi.
E se questo non bastasse a rassenerci, ecco in arrivo dal Bundesbank e da Banca Centrale Europea un campanello d’allarme firmato a chiare lettere da Joachim Nagel, presidente della Bundesbank e brusco consigliere del Consiglio di Governo della BCE. Durante una chiacchierata esclusiva con CNBC – perché le vere crisi si discutono a porte quasi aperte – Nagel ha introdotto il concetto di “spillover” dal mercato del credito privato verso quello regolamentato, etichettando il tutto come “rischio regolamentare”.
Joachim Nagel ha detto:
“Questo mercato è ormai gigantesco – più di mille miliardi di dollari – e non possiamo ignorare che esistono fuoriuscite dai partecipanti meno regolamentati verso quelli più controllati. Come regolatori, dobbiamo dare una bella occhiata.”
In parole povere: mentre voi dormivate tranquilli, il parco giochi del credito privato si è gonfiato come una mongolfiera, e qualche pallone sta già per scoppiare.
E per chiudere il cerchio, arriva il sorriso vigile di Tobias Adrian, direttore del Dipartimento Monetario e dei Mercati dei Capitali del Fondo Monetario Internazionale. Adrian, ovviamente, dà segnali rassicuranti ma non troppo: la leva finanziaria è “probabilmente resiliente”, dicono, ma stanno “guardando molto attentamente gli standard di sottoscrizione”. Traduzione? Stiamo facendo il possibile per non farvi precipitare nel panico totale… almeno per ora.



