Che sollievo: l’Europa non è direttamente colpita dalle ultime minacce tariffarie del presidente Donald Trump. Peccato che, se il dollaro continuerà a indebolirsi, le esportazioni europee potrebbero però subire un bel contraccolpo. Infatti, con un euro forte, la musica cambia e, come sottolinea Gerry Fowler, capo della strategia su azioni e derivati Usa ed Europa di UBS, l’export europeo potrebbe risentirne non poco.
Fowler spiega con tutta la chiarezza possibile: l’Europa sta attraversando quella che gli economisti amano definire la “curva a J”. Tradotto in soldoni, stiamo parlando di qualche trimestre con crescita del PIL quasi piatta, ma attenzione, la colpa non è della solita pizza o del caffè, bensì di un netto calo delle esportazioni.
“Il resto d’Europa sta invece andando alla grande, con consumi, investimenti e spesa pubblica che non battono ciglio,” precisa, quasi come se volesse tirare un sospiro di sollievo per il tramonto delle esportazioni dimenticandosi del fatto che l’export è uno dei pilastri economici.
Insomma, un quadro che si potrebbe definire beffardo: economie domestiche che tirano, esportazioni che arrancano. In questo strano equilibrio, le industrie interne sono il fiore all’occhiello di UBS, soprattutto perché gli utili sembrano crescere.
Da inizio anno l’euro ha guadagnato quasi il 12% sul dollaro, fornendo un’ottima scusa per ogni scusa addebitata.
Qualche consiglio spassionato dal mondo dei titoli
Fowler punta il dito su settori come utilities, telecomunicazioni, banche e alcune nicchie degli industriali, tipo l’elettrificazione. Perché? Semplice, meno sensibili a isterie varie su valute e dazi. Una manna per chi ama dormire sonni tranquilli.
Peccato che Deutsche Bank non condivida in pieno, visto che a ottobre ha messo sotto accusa le telecomunicazioni con un severo “peso sotto la media”. Quel settore ha fatto il botto quest’anno ma – come ogni bomba – ora rischia di scoppiare. Le valutazioni, si fa per dire, sono “poco attraenti”. Un modo gentile per dire troppo care, diciamo.
A differenza delle telecom, le utilities secondo UBS sono una sorpresa in termini di “crescita a prezzo ragionevole”. Roba mai vista negli ultimi vent’anni! Questi giganti hanno già fatto il loro consueto tour di ammodernamenti, tipo il rollout della banda larga, e ora si trovano con i flussi di cassa che esplodono. Dividendi in crescita e – non ce lo aspettavamo – beneficiano pure della digitalizzazione. Wow, tecnologia e utilità: chi l’avrebbe mai detto?
Nonostante una recente impennata del Nasdaq, le banche sono ancora considerate “almeno il 20% sottovalutate rispetto al mercato”, come a dire che c’è ancora spazio per qualche bella stangata, però positiva. Per quanto riguarda le aziende di elettrificazione nel settore industriale, sono lì a “troteggiare bene”, con utili solidi e aggiornamenti costanti, senza costi folli e senza eccessi di ottimismo.
Il settore difesa: tanto rumore per nulla?
Il settore della difesa è il protagonista dell’ennesima moda stagionale, ma Fowler ha le idee chiare: è diventato “davvero piuttosto caro e affollato”. In pratica, sarà dura dirgli addio o spingerlo a salire ancora e trainare la performance generale. Insomma, un treno che evidentemente sta iniziando a perdere colpi proprio mentre tutti lo rincorrono.
Questa posizione coincide con la nota analisi di UBS di fine mese scorso, che ha alzato l’obiettivo sullo Stoxx 600 a 600 per il 2025 e a 650 per il 2026. Risultato: stretto tra consensi un po’ conservatori e grandi previsioni, con ritorni annualizzati stimati al 10%. Livelli che l’Europa non vedeva da un po’. Era ora.
Fowler conclude con la solita perla ottimistica: “Può darsi che non batterà altri mercati globali, ma ci andrà davvero vicino. Nel frattempo gli investitori mondiali sono ancora troppo sottopesati in Europa, pronta a farsi spazio.” E ci mancherebbe, dopo tutto questo entusiasmo!
Inoltre, Deutsche Bank ha chiuso con la neutralità verso l’Europa, puntando decisamente verso il segno “+”. Segnali rilassanti, soprattutto quando parliamo di Germania, che sembra destinata a riaccendere l’interesse sulle sue medie imprese, cavalcando con orgoglio il MDAX e osservando con occhio clinico azioni bancarie, materiali e sanità.



