Eppure, al momento la diffusione di queste meraviglie tecnologiche è ancora ridicola: secondo Goldman Sachs, i veicoli commerciali autonomi negli Stati Uniti passeranno da ben 1.500 oggi a circa 35.000 nel 2030. E il settore, bontà loro, dovrebbe coprire l’8% di tutti i viaggi condivisi nel Paese, fruttando la bellezza di 7 miliardi di dollari all’anno. Insomma, roba da poco. “Chi vincerà questa battaglia tecnologica avrà probabilmente la casa automobilistica più preziosa del globo,” ha sentenziato Westly. Sta arrivando più in fretta di quanto si pensi, non solo in Nord America; la Cina sta già facendo le prove di forza. La concorrenza spinta è dietro l’angolo. I prezzi scenderanno, e a noi poveri mortali non resterà che gioire: facilità per anziani, ipovedenti, e naturalmente le donne, che, secondo lui, apprezzano molto di più questi veicoli perché… sono “più sicuri.” Che stoccata geniale.
La posizione di Tesla
Al momento, la corsa alla guida autonoma è saldamente nelle mani di Waymo, la creatura di Alphabet, presente in tutte le grandi città americane come San Francisco, Los Angeles, Phoenix, Austin e Atlanta. Westly non trattiene l’entusiasmo, definendo i risultati della società “straordinari.” Infatti, oltre a raddoppiare da 12 a 24 milioni il numero di corse in un solo anno, entro la fine del 2024 otterranno per la prima volta permessi per operare anche sulle autostrade, non solo in città. Insomma, si spalancano le porte per una diffusione a livello globale. Sarà uno scontro memorabile, caro lettore.
Per competere, però, Tesla deve provare che i suoi favolosi veicoli autonomi non siano solo chiacchiere da bar e che i suoi robot umanoidi Optimus, tanto esaltati e tanto attesi, siano davvero in arrivo. Su quest’ultimo punto, Westly è impietoso: “Sono un po’ in ritardo.” Per gli investitori, quindi, occhi aperti perché la soja fortuna dipende proprio da questo. Intanto i robotaxi di Tesla fanno capolino ad Austin, in Texas, si espandono nella Bay Area e hanno il via libera per l’Arizona. Le azioni della società sono salite di un magro 6,4% dall’inizio dell’anno, un misero risultato se confrontato con l’impennata del 18% del Nasdaq Composite.
Perciò, martedì si tengono le dita incrociate, in attesa che Tesla sveli finalmente qualcosa di più concreto rispetto ai video goliardici che ha diffuso nel weekend, in mezzo a mille speculazioni su un possibile lancio di una nuova autovettura. Chissà se sarà il solito fuoco di paglia o un vero colpo di scena.
Le case automobilistiche devono diventare globali
L’Europa, ovviamente, non poteva rimanere a guardare e spera di accaparrarsi una fetta di questa torta futuristica. L’industria automobilistica è, a suo dire, motivo di orgoglio europeo, un settore che una nuova tecnologia salverà e rinvigorirà, soprattutto in termini di posti di lavoro. Quindi lautamente promette che “il futuro delle auto e le auto del futuro devono nascere qui, in Europa,” come ha detto sul palco dell’Italian Tech Week niente meno che la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
Ha aggiunto che una coalizione di 60 sindaci italiani “ha già manifestato interesse” a creare una rete europea di città dove i primi veicoli a guida autonoma possano sfrecciare—o forse arrancare—per davvero. Un’idea entusiasmante se non fosse che nel mondo reale la parola “rete” suona spesso come un ossimoro europeo.
Per Westly, comunque, fattore chiave sarà la presenza in tutti i mercati. Nei tempi andati, bastava dominare uno dei tre grandi: China, Nord America, Europa. Oggi invece il resto del mondo conta eccome. Ti vendi auto in India, Indonesia, Brasile, Vietnam? Qui BYD spopola con il suo modello da 20.000 dollari, mentre Tesla pare troppo impegnata a rincorrere miraggi per sedersi davvero a tavola nel mercato globale. Sarà interessante vedere se e quando riusciranno a entrare, o se continueranno a perfezionare i soliloqui e i trailer pubblicitari.



