Qualcomm si compra Arduino italiano per dominare la scena robotica e farci tutti giocare agli automi

Qualcomm si compra Arduino italiano per dominare la scena robotica e farci tutti giocare agli automi

Che spasso vedere Qualcomm, colosso dei chip e delle tecnologie mobili, fare il passo del gambero per rincorrere gli appassionati di robotica amatoriale. Sarebbe comico, se non fosse di una prevedibilità sconfortante: il colosso americano ha appena deciso di comprarsi Arduino, quella gloriosa azienda italiana che produce schede elettroniche a buon mercato, amatissime da hobbisti e startup in fase di prototipo. Sì, proprio quelle schede che non valgono ancora per un prodotto commerciale ma che, magicamente, sono l’anticamera di quel che potrebbe diventarlo.

Non è stato reso noto il prezzo dell’acquisto, perché si sa, queste cose si fanno all’ombra, ma certo è che Arduino continuerà a vivere come una controllata indipendente. Una mossa trasparente come un cubo di ferro: fare breccia nel cuore di una comunità che ancora si diverte a pasticciare con i chip prima di diventare potenziali clienti da spennare con soluzioni superdotte per intelligenze artificiali e robot industriali.

D’altronde i robot richiedono sempre più potenza di calcolo e, mentre l’hardware si evolve, Qualcomm ha capito che conquistarsi la fiducia di chi usa Arduino può significare vendere i suoi chip che girano su prodotti veri e propri quando questi tecnicismi da laboratorio diventano realtà di mercato. E come spiega Nakul Duggal, manager dei progetti automotive, industriali e IoT di Qualcomm:

Nakul Duggal said:

“Si parte dal prototipo, dalla prova del concetto e, non appena si è pronti, si passa al commerciale, ovviamente una fase a noi molto familiare.”

Va da sé che questa manovra arriva proprio mentre il mercato degli smartphone frena vistosamente e Apple si prepara a produrre i propri modem, togliendo da tavola il succulento pezzo di mercato che prima era tutto di Qualcomm. Il guanto di sfida al futuro? Diversificare, ovviamente, e puntare su automobili intelligenti, dispositivi industriali collegati e, da oggi, pure sul mondo dei robottini da salotto o da fabbrica.

Per la cronaca, il business IoT e automotive di Qualcomm rappresenta già un incredibile 30% dei ricavi da vendita chip: mica bruscolini. E fino a ieri era quasi impossibile per i piccoli geni digitali mettere le mani sui chip della multinazionale, riservati alle grandi aziende. A differenza del competitor Nvidia, che vende kit di sviluppo acquistabili con facilità, Qualcomm ha deciso che se vuoi, adesso, puoi semplicemente comprarti un bel pezzo del loro circuito integrato. Ma ovviamente bisogna partire dal basso, con prezzi modesti e schede disponibili sui banchi dei modesti maker.

Ecco che arriva il nuovo gioiello: la scheda Arduino Uno Q, che sostituisce la semplice microcontroller con un chip Qualcomm Dragonwing QRB2210, un processore Linux-friendly in grado di eseguire sofisticate funzioni come la visione artificiale, ovvero la meraviglia di tradurre in codice ciò che vede una videocamera. E tutto a una cifra tra i 45 e i 55 dollari, un’offerta irresistibile per chi sogna di costruire il prossimo robot che ci conquisterà (o ci dominerà?).

Certo, i tradizionalisti di Arduino continueranno ad avere a disposizione i classici chip più “leggeri” di STMicroelectronics, Renesas Electronics, Microchip e NXP Semiconductors. Del resto, si sa, innovare deve essere dolce e senza traumi: niente rivoluzioni aziendali, niente sconvolgimenti nella comunità di sviluppatori che è il vero tesoro di Arduino. L’acquisizione è seria, ma deve sembrare che non sia successo nulla.

Ancora Duggal:

“Il mio successo sarà quando l’ecosistema Arduino non si accorgerà minimamente del cambio di proprietà.”

Ah, la dolce arte dell’acquisizione invisibile, dove le grandi aziende si intrufolano negli affari piccoli con la delicatezza di un elefante in una cristalleria, promettendo rivoluzioni tecnologiche ma senza disturbare il tranquillo laboratorio del nostro povero maker di turno.

Parliamo quindi di un calcio di rigore in movimento: Qualcomm ha comprato altre due startup nel giro di un anno: Foundries.io e Edge Impulse, entrambe per diventare il gran cerimoniere della scena robotica. Il sogno? Alimentare robot umanoidi con tanta potenza di calcolo quanta ne serve a un’auto a guida autonoma. Insomma, tutto molto futuristico ma con radici ben piantate nella speranza — perché di questo si tratta — di guadagnare mentre altri sognano.

In fondo, questa è la più classica delle alchimie corporate: trasformare impazienti sperimentatori in consumatori accaniti, riempire di chip i loro sogni, e magari domani vendere automobili, macchine industriali, robot da guerra o da compagnia con dentro il marchio Qualcomm. Concetto semplice, ma geniale nel suo cinismo.

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