Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non erano mica due qualunque. Erano autentici maestri, pieni di quel fastidioso entusiasmo chiamato voglia di seminare legalità. Credere nel gruppo? Per loro era imprescindibile. E immaginarsi una magistratura diversa da quella che all’epoca, con sconcertante naturalezza, chiacchierava amichevolmente con la mafia, ignorandone la brutalità e la capacità di manipolare la società democratica? Assolutamente sì.
Così si è espresso il Procuratore generale di Cagliari Luigi Patronaggio durante un convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Magistrati sull’isola dell’Asinara, un luogo scelto con tanta cura proprio perché quarant’anni fa proprio lì si scriveva la storia del maxiprocesso, una pagina indelebile per combattere il crimine organizzato.
Patronaggio ha ricordato, con quel tipico tono che mescola nostalgia e amara verità, che Francesca Morvillo avrebbe compiuto oggi 80 anni, Paolo Borsellino 85 e Giovanni Falcone 86. Ma, ecco il rovescio della medaglia, “gli eroi sono sempre giovani e belli nel ricordo dei posteri”, perché giovani e belle erano le loro idee. Un dettaglio non da poco se si pensa che in vita venivano non solo osteggiati ma spesso ridicolizzati, mentre dopo la morte si trasformano in santi intoccabili nelle ipocrite celebrazioni pubbliche.



