Quasi mezzo milione di persone pronte a beccarsi il contagio in sette giorni: benvenuti nell’era dell’allarmismo infinito

Quasi mezzo milione di persone pronte a beccarsi il contagio in sette giorni: benvenuti nell’era dell’allarmismo infinito

È arrivata la prima sferzata di freddo direttamente dalla fantastica steppa russa e, come previsto, l’Italia si prepara all’immancabile crollo termico. Ma mentre il termometro si lancia in picchiata già da qualche ora, la curva dei virus respiratori si diverte a scalare verso l’alto con determinazione, come un po’ troppo spesso accade. Così, un numero crescente di italiani si cimenterà con i classici malanni stagionali, quelli che fanno puntualmente capolino appena sentono la minima brezza fredda sul collo. Il freddo, secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, è l’ineccepibile “elemento scatenante” del prevedibile boom di infezioni. Le previsioni meteorologiche non si risparmiano: temperature che caleranno fino a 10-12°C sotto la media stagionale, con minime intorno ai 4°C e massime che stenteranno a superare i 13-14°C nelle zone dove il freddo è più “amichevole”. Per completare il quadro da apocalisse autunnale anticipata, un robusto pacchetto di temporali accompagnerà il freddo dal Nord Est fino alle regioni centrali adriatiche. Insomma, uno scenario più da novembre che da ottobre, condito da venti pronti a moltiplicare quella sensazione di gelo che fa tanto “sono arrivati i mali di stagione”. Ma tranquilli, se siete ottimisti la situazione potrebbe riassestarsi tornando alla normalità autunnale: finché dura, però, si può star certi che lo sbalzo termico farà il suo sporco lavoro.

Un inverno precoce e virus in vena di festa

Ora, cosa dobbiamo aspettarci da questo benedetto calo delle temperature? Pregliasco non si tira indietro nel buttare giù qualche cifra: “A livello nazionale potremmo tranquillamente osservare circa 400mila nuovi casi di infezioni respiratorie a settimana grazie a questo freddo che ci cade dal cielo”, stima lui, con quella sicurezza da esperto in malanni stagionali. Direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva all’università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio, la sua autorità non si discute, anche se un senso di deja-vu stagionale comincia a farsi largo. Occhio però: l’influenza – questa vecchia nemica – non è l’unica protagonista del carnevale virale autunnale. No, no. A farla da padrona sono attualmente i virus “cugini”, quei virus simil-influenzali che giocano a nascondino con i sintomi e ci mettono in crisi: adenovirus e rinovirus, tanto per fare nomi. E dulcis in fundo, perché non farci mancare nulla, torna a farsi sentire anche il solito Covid che ormai s’è sistemato tra i nostri malanni stagionali permanenti.

A ciascun virus il suo ambiente ideale: se i parainfluenzali si trovano come a casa nel balletto degli sbalzi termici, la vera influenza, quella che tanto spaventa le nostre giornate, si sveglierà solo quando le temperature funzioneranno da ottimo frigorifero, restando sotto lo zero per giorni consecutivi con un’umidità che sa di tecnica da manuale. Insomma, niente panico immediato, forse conviene aspettare il gelo vero per essere certi di vedere quella vera esplosione tipica dell’influenza classica.

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