Oggi, 2 ottobre, è il giorno in cui ci si ricorda – quasi con un senso di dovere civile – di quei baluardi della famiglia chiamati nonni. L’occasione perfetta per declamare quanto siano essenziali, amati, insostituibili, e ovviamente infallibili nella loro missione di dispensatori di amore incondizionato, saggezza antica e dolci merende. Perché, a quanto pare, senza di loro, la società rischierebbe di perdere quel tocco di magma familiare che rende la vita un po’ più degna di essere vissuta.
UNICEF si presenta come l’oracolo definitivo per spiegare cosa rende i nonni così speciali: sono la roccia che stabilizza l’esistenza dei più piccoli, la fonte unica di un amore che, se coltivato bene, plasma la personalità del bambino. E non dimentichiamo il loro ruolo di archivi viventi della memoria familiare e sociale, custodi di valori e storie di un tempo che ormai sembra dilatarsi magicamente quando sono con i nipoti, in una sorta di universo parallelo fatto di ascolto e calma improbabile.
La celebrazione perfettamente programmata
In Italia la Festa dei Nonni si celebra con grande solennità ogni 2 ottobre, data scelta con cura dal legislatore che nel 2005 ha pensato bene di formalizzare questo momento nella legge n. 159, come se senza questa mossa la giornata avrebbe rischiato di perdersi nell’oblio. Non si poteva mancare di sincronizzare l’evento con la commemorazione degli angeli custodi, così da enfatizzare il mito del nonno e della nonna come guide celesti in terra, pronte a proteggere e consigliare nei momenti di smarrimento.
Nonni e nipoti: un’epopea quotidiana
È consolante sapere che quasi un terzo dei nonni italiani (31,5%) dedica ben più di tre ore al giorno ai propri nipoti, cimentandosi nell’arte che viene chiamata “complicità generazionale”. Aggiungiamo pure quel 23% che si accontenta comunque di una o due ore, e otteniamo un quadro di presenza davvero encomiabile, degna di una serie Netflix tutta da guardare.
Il vero rito sacro però sembra essere la merenda pomeridiana: più della metà dei nonni (52%) si dedica con zelo a preparare questo appuntamento gustoso e nutriente, superando persino il pranzo (45%), la cena (26%) e quella colazione quasi simbolica (14,5%). E, ovviamente, non si tratta di un momento solitario: 4 su 10 si siedono a gustare la merenda insieme ai nipoti, trasformando così un frammento di tempo in una piccola lezione di vita, o almeno in un’occasione di dolcezza condivisa.
Tutto questo emerge con dovizia di particolari dall’indagine “Nonni e nipoti a merenda”, commissionata dagli esperti produttori di merendine, per intenderci, quelli che giustamente hanno tutto l’interesse a sottolineare quanto i nonni siano diventati un nodo fondamentale nelle abitudini alimentari e sociali delle nuove generazioni tra i 4 e i 14 anni. Mille interviste che, chissà, forse vi faranno guardare con occhi diversi la figura del nonno che vi prepara la merendina preferita.
È indubbiamente vero che i nonni non sono solo dispensatori di merende: giocare con i nipoti è diventata l’attività regina, dove si passa dal ruolo di educatori alla compagnia di svago, una trasformazione che svela un dinamismo che spesso li sorprende più di chiunque altro. Insomma, sono la risorsa multitasking della famiglia moderna, tra coccole, insegnamenti e qualche sapiente dose di generosità calcolata.
Ecco a voi la straordinaria saga dei nonni italiani, quei super-eroi silenziosi che si offrono generosamente come baby-sitter, educatori e persino come spoiler economici per le famiglie moderne. Da bravi custodi delle tradizioni, si fanno carico di quasi il 63% della cura dei nipoti, mentre un onesto 49% si cimenta nell’arte alta dello zio o della zia seduti al parco, ossigenando così i polmoni dei giovani scapestrati.
Il servizio extra? Supporto scolastico, naturalmente! Il 36% dei nonni, con la pazienza di santi, segue i nipoti nei compiti, mentre un rispettabile 29% li accompagna in attività extrascolastiche. Perché si sa, non c’è niente come la guida di un over 70 per un pomeriggio all’insegna del calcio o delle attività culturali – o almeno così dicono.
Nonni: un paracadute economico e lavorativo
Un’indagine online mostra che in circa quattro famiglie italiane su dieci, i nonni non si limitano a dispensare saggezza e caramelle, ma diventano una vera e propria risorsa economica. Sì, perché oltre a prendersi cura dei pargoli, molti mettono mano al portafoglio e perfino alle attività lavorative, soprattutto in agricoltura e artigianato. D’altronde, il welfare agricolo lo ha sempre saputo: nonni che lavorano? Tradizione consolidata.
Parliamo di un contributo pratico e tangibile: il 60% dei nonni rimpiazza le babysitter nell’accudire figli e nipoti, accompagnandoli a scuola o alle attività pomeridiane, un esercito silenzioso che evita a molte famiglie di dover contrattare con le tariffe esorbitanti degli “addetti all’intrattenimento minorile”. Nel frattempo, il 32% di loro si trasforma in benefattore diretto del bilancio domestico, mentre un onesto 8% regala il proprio sudore nelle attività produttive di casa.
Giorgio Grenzi, presidente di una storica associazione di pensionati del lavoro autonomo, commenta con la saggezza di chi ha visto tutto:
“Le campagne sono da sempre la culla in cui i nonni hanno mostrato il loro vero valore, pilastri di quel modello familiare che tiene in piedi l’agricoltura globale. Per loro, accompagnare a scuola e sulle tribune del calcio, aiutare con le ‘paghette’, vale più di una Finanziaria. In ottant’anni di evoluzione sociale, hanno mantenuto la democrazia e la pace sociale.”
Incredibilmente, i nonni non sono solo portatori di snack e supervisori di compiti. Sono anche guardiani sacri della dieta mediterranea, quella stessa dieta responsabile del record di longevità italiano, che i giovani imparano a conoscere proprio grazie a questi pensionati trasformati in maestri di cucina e buongusto.
E non finisce qui. Il coinvolgimento dei nonni agricoli si estende nelle scuole, negli orti urbani e nei progetti di agricoltura sociale, facendo dell’invecchiamento attivo una missione nazionale. Il risultato? Un web di solidarietà e benessere che, tra un ricordo di un tempo passato e una zappa in mano, riduce il ricorso alle strutture sanitarie, con la popolazione over 65 che raggiunge ormai il 25% del totale. Complimenti, nonni: siete i veri pilastri di questa società!
Il fiore dei nonni: “Non-ti-scordar-di-me”
Un pensiero delizioso per onorare questa leggendaria categoria potrebbe essere quello di regalare loro il fiore “ufficiale” della festa, il famoso Non-ti-scordar-di-me. Un nome che sembra più una minaccia poetica, ma che in realtà viene dalla parola greca “myosotisa”, ovvero “orecchie di topo” – un’immagine così dolcemente inaspettata da sembrare un paradosso, proprio come certi glorie spenti dalle dinamiche familiari.
L’idea di una Festa dei nonni in Italia, nata nel 1997 da due magnifici assertori del mondo florovivaistico, ha preso il via con un progetto educativo che coinvolgeva le scuole. Perché sì, cosa c’è di meglio di poesie e disegni sui nonni per esaltare il valore di chi si destreggia fra nipoti, cure e qualche lavoretto agricolo? Un omaggio floreale e una celebrazione socialmente necessaria per ricordarci che senza i nonni, la famiglia italiana sarebbe solo un’ombra stanca di sé stessa.



