Sabato a Orvieto il congresso Luca Coscioni: montagne di parole, zero risultati e nuovi sogni da inseguire

Sabato a Orvieto il congresso Luca Coscioni: montagne di parole, zero risultati e nuovi sogni da inseguire

Sabato 4 ottobre, dalle 9:30, Orvieto si trasformerĂ  nel teatro sacro della rivoluzione dei diritti civili, ospitando il XXII Congresso dell’Associazione Luca Coscioni nel suggestivo Palazzo del Capitano del Popolo – Sala dei 400. Si parlerĂ  di strategie politiche per il 2026, guidate da due insospettabili agguerriti paladini dei diritti: Filomena Gallo e Marco Cappato. La loro missione? Non stare seduti ad aspettare che dalla pentola bollente della societĂ  emergano tempi migliori, perchĂ© sappiamo tutti come va a finire – rischiamo di tornare indietro, proprio come successo negli Stati Uniti.

Nonostante l’ostilità ottusa e il silenzio tombale dei vertici politici e dei partiti ufficiali – una tradizione ormai consolidata – il 2025 è stato un anno insolitamente fruttifero sul fronte dei diritti: un’autentica scossa elettrica per libertà di scelta, autodeterminazione e diritto alla salute. E come ci sono riusciti? Semplice, approvando non una, ma ben due leggi regionali in Toscana e Sardegna che stabiliscono tempi certi per il «suicidio assistito», accompagnate da cugini analoghi depositati in tutte le altre regioni. Nel frattempo, in Parlamento, una proposta di legge nazionale tenta l’impresa titanica di legalizzare finalmente l’eutanasia. Missione quasi impossibile? Forse, ma qualcuno deve pur provarci.

E se pensate che sia tutto, preparatevi a rimanere sbalorditi: quattro sentenze della Corte costituzionale, ottenute con il sudore di chi ha accompagnato le persone direttamente nei procedimenti giudiziari, stanno riscrivendo il quadro delle libertà individuali. Due di queste mirano a chiarire, con il rigore tipico della burocrazia, come considerare il requisito del trattamento di sostegno vitale nel fine vita, mentre un’altra ha cancellato il divieto all’accesso alla procreazione medicalmente assistita per donne single, perché a quanto pare – sorpresa! – non ci sono ostacoli costituzionali. La quarta sentenza, vera perla di civiltà, ha dichiarato incostituzionale la mancanza di una firma certificata per chi non può firmare manualmente le liste elettorali, garantendo così la partecipazione politica in modo pieno e finalmente non discriminatorio.

Ovviamente non si fermano qui: la richiesta di accesso all’aborto farmacologico senza obbligo di ricovero appare quasi una provocazione, così come la battaglia perché le persone con disabilità possano viaggiare in aereo con la propria carrozzina – un’idea rivoluzionaria nel 2025, no? A ciò si aggiunge la vigorosa pressione sulle ASL per assicurare il diritto alla salute nelle carceri e la smania di eliminare liste di attesa infinite, trasformando promesse in azioni concrete per garantire l’accesso alle prestazioni sanitarie. Insomma, l’Associazione Luca Coscioni non si limita a parlare: ha trasformato le sue battaglie civili in autentiche conquiste di libertà.

Il XXII Congresso, dunque, non sarà soltanto un rituale annuale, ma un vero e proprio laboratorio per plasmare le future battaglie nella terra natale di due eroi della causa: Luca Coscioni, il pioniere ostinato della libertà di ricerca scientifica, e Laura Santi, la leader che ha reso umano il dibattito sul fine vita, conquistando dopo tre anni di odissea giudiziaria il diritto a un “suicidio assistito” supportato dall’Associazione. Le sue parole, «non rassegnatevi mai», risuoneranno come il mantra e la croce di questa assemblea, affiancate alla memoria di Luca Coscioni, faro di implacabile determinazione senza fatalismi.

Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretaria nazionale e Tesoriere dell’Associazione, hanno sintetizzato il loro messaggio in modo cristallino:

“La nostra missione è dare voce e volto a chi la politica e le sue istituzioni preferiscono tenere nascosto, invisibile agli occhi di una società troppo spesso cieca e sorda. Non possiamo permetterci di aspettare tempi migliori che non arrivano mai.”

Un monito che colpisce come una secchiata d’acqua gelata in faccia a chi, tra privilegi e poltrone, ancora dorme sonni tranquilli, mentre fuori si combatte con la realtà nuda e cruda di chi vuole semplicemente poter decidere della propria vita. Benvenuti nel 2025, dove la battaglia per i diritti civili è combattuta con strategie, sentenze e leggi, perché aspettare vuol dire perdere. Ancora una volta.

Ah, la dolce illusione che “arriveranno tempi migliori” per i diritti civili, mentre ci si crogiola nell’attesa come se fosse una serie in streaming da binge-watchare senza fine. Il rischio, ovviamente, è che quei tempi migliori non arrivino mai, lasciandoci a guardare come spettatori disarmati un arretramento dei diritti che, guarda caso, succede spesso in quei Paesi che si definiscono “formalmente democratici”. Proprio là dove, tra una finta consultazione e l’altra, si calpestano le libertà con la stessa facilità con cui si calpesta un tappeto usato.

Nel frattempo, l’Associazione Luca Coscioni, da ben vent’anni in campo senza mai mollare, si è marcata un altro piccolo record: oltre 170.000 firme raccolte in tutta Italia su battaglie più scottanti che mai. Si va dall’eutanasia e fine vita, passando per la procreazione medicalmente assistita (PMA), la gravidanza per altri, fino a “aborti senza ricovero”, per quella che dovrebbe essere la banalissima possibilità di far sparire dalla quotidianità medica la deospedalizzazione dell’aborto farmacologico.

E non finisce qui, perché la lista si allunga con disabilità, terapie assistite da psichedelici (perché pure in questi frangenti serve un tocco di modernità), cannabis legale e, ciliegina sulla torta, la firma digitale. Non proprio roba da poco, se si considera che a queste si aggiungono altre 65.000 firme accumulate negli anni per la proposta regionale “Liberi Subito”, quella che vorrebbe semplificare e garantire tempi certi per il suicidio medicalmente assistito, che tanto è un tema ancora più “tabù” del solito in mezzo al chiacchiericcio politico.

Ah, il “fine vita”: ben 24 procedimenti, tra civili e penali, a spiegare quant’è difficile in Italia parlare di accesso al suicidio assistito senza finire in tribunale o addirittura incarcerati per “disobbedienza civile”. Di questi 24, 10 sono già in fase di giudizio e il resto è bloccato nelle sabbie mobili di carte, udienze e rinvii. Poi ci sono i 15 casi in tribunale riguardanti la PMA, con una preoccupante maggioranza che riguarda la controversa gravidanza per altri (GPA). Tanto per non farsi mancare niente, almeno 7 di questi riguardano anche il lato penale, perché si sa: difficilmente si può parlare di diritti senza finire sotto indagine.

Ah, e non dimentichiamo la pantomima della Corte costituzionale, che ha dovuto intervenire per consentire alle donne single di accedere alla PMA, come nel caso di Evita, una quarantenne di Torino cui l’accesso era stato negato. Una vera maratona burocratica e politica, tra richieste di documenti, sentenze, e pareri in fase pre-giudiziale, che dimostra come in questo Paese il progresso sui diritti continui a essere una corsa a ostacoli, più ostacoli che corsa a dire il vero.

Intanto, chi si occupa di fine vita informa oltre 16.000 italiani attraverso il Numero Bianco, forse l’unico modo di far sapere a qualcuno che i diritti esistono. Nel frattempo, a livello regionale si sono ottenute due leggi sul suicidio assistito e due udienze alla Corte costituzionale, perché naturalmente senza il giudizio dei “supremi” non si può procedere. A livello nazionale, si è bravi a presentare proposte di legge per legalizzare l’eutanasia, ma andar oltre resta un miraggio politico degno di un film di fantascienza distopica.

Non mancano i testamenti biologici: 16.000 scaricati direttamente dal sito dell’Associazione. Una vera fiumana di cittadini che sembra voler dire “Basta, vogliamo decidere noi cosa fare della nostra vita e della nostra morte”.

E per chi pensa che la battaglia finisca fuori dalle carceri, si sbaglia di grosso: con 102 richieste di accesso agli atti indirizzate alle ASL italiane per monitorare le condizioni igienico-sanitarie negli istituti penitenziari, l’Associazione Luca Coscioni dimostra che anche la dignità in carcere è un lusso difficile da conquistare. Mentre si dà un’occhiata ai Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche nei comuni capoluogo italiani, una missione quasi eroica visto che da 60 capoluoghi si è riusciti a scovare qualcosa solo in 17, spuntano fuori ben 46 richieste di accesso agli atti negli altri comuni. Una caccia al tesoro burocratica che solo i veri innamorati dei diritti civili possono vivere con entusiasmo.

Ah, e perché ancora non bastasse, ci sono stati oltre 585 eventi pubblici sparsi per tutto il Paese, dove si sono affrontati temi sociali e scientifici che la politica preferisce ignorare nella più splendida indifferenza. Peccato che abbiano coinvolto “solo” 45.000 persone, quando sarebbe stato necessario sommergere letteralmente l’agenda politica per smuovere qualcosa.

Infine, per concludere questo tripudio di battaglie e petizioni, in Parlamento sono state depositate due proposte di legge: una sul fine vita e una sulla legalizzazione della gravidanza per altri. Ma tranquilli, il lavoro continua, perché qui in Italia i diritti civili sono come una partita infinita a “alza la posta”, dove gli ostacoli non finiscono mai e ogni piccola vittoria sembra un sogno irripetibile.

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