Sembra che il tranquillo paesino di Ferrazzano, provincia di Campobasso, sia piĂą un set da thriller che un luogo di villeggiatura. Qui è stato rintracciato l’operaio 58enne Salvatore Ocone, proveniente da Paupisi nel Beneventano, ricercato per l’omicidio della moglie, la 49enne Elisabetta Polcino. Con un’efficienza degna di un racconto poliziesco, Ocone avrebbe colpito la consorte con pietre, per poi dileguarsi con i due figli: uno ritrovato morto, l’altra in condizioni gravissime. Ma certo, la serata si annunciava normale.
Chi pensa che la storia tragica finisca qui, evidentemente non conosce Ferrazzano e il suo famigerato passato criminale. Nel memorabile 28 aprile 2005, il paese si trovò a ospitare uno dei protagonisti di uno dei casi piĂą inquietanti d’Italia: Angelo Izzo, noto tristemente come il “Mostro del Circeo”. Condannato all’ergastolo per il massacro compiuto trent’anni prima, tornò a macchiarsi di sangue proprio qui, mentre godeva del trattamento di semilibertĂ . Una scelta di villeggiatura davvero azzeccata.
Quel folle aprile di vent’anni fa, Izzo uccise due donne: Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano. La prima era la moglie e la seconda la figlia di Giovanni Maiorano, allora affiliato e poi pentito della Sacra Corona Unita. Izzo, che in carcere aveva familiarizzato con Maiorano, si presentò come un genio imprenditoriale in cerca di fondi: Linciano gli consegnò dei soldi destinati all’apertura di un ristorante a Frasso Telesino, in Benevento. Chissà in quale incantevole forno o trattoria quei soldi finirono.
La verità uscì allo scoperto solo il 30 aprile, grazie a due personaggi non proprio da manuale, Guido Palladino e Luca Palaia, arrestati per traffico d’armi, ma coinvolti nell’occultamento dei cadaveri. Insomma, un intreccio degno di una soap opera criminale, finito con un nuovo ergastolo per il nostro illuminato ristoratore serial killer.



