Quando la giustizia diventa uno spettacolo: Procura di Roma insiste con il rinvio a giudizio per Maria Rosaria Boccia su segnalazione Sangiuliano

Quando la giustizia diventa uno spettacolo: Procura di Roma insiste con il rinvio a giudizio per Maria Rosaria Boccia su segnalazione Sangiuliano

Pare che a Maria Rosaria Boccia non piaccia affatto rispettare i confini altrui, soprattutto quelli dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. La procura di Roma, probabilmente un po’ annoiata dalle solite beghe, ha deciso di mandarla a processo con un carico di accuse che farebbe tremare anche il più coriaceo degli imputati: stalking aggravato, lesioni, interferenze illecite nella vita privata, diffamazione e persino menzogne sul curriculum riguardo all’organizzazione di eventi. Insomma, un vero e proprio festival dell’impertinenza legale.

Giusto per dare un po’ di contesto, la vicenda non è nata ieri: un anno fa i carabinieri del nucleo investigativo hanno fatto visita all’imprenditrice con tanto di perquisizione, portandosi via telefoni e materiale informatico come se stessero facendo una sessione di shopping digital-criminale. A marzo poi, la signora Boccia è passata al setaccio degli interrogatori alla piazzale Clodio, con tanto di fascicolo ben chiuso nei mesi estivi. Ma le accuse non si fermano qui.

I pm, guidati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dalle pm Giulia Guccione e Barbara Trotta, hanno dipinto il ritratto, decisamente poco lusinghiero, di una persona che, a loro dire, ha messo in scena “condotte reiterate ossessive e di penetrante controllo della vita privata, professionale e istituzionale” dell’ex ministro.

Stando agli atti, la Boccia avrebbe iniziato con richieste vagamente camuffate di lavorare con una nomina fiduciaria a fianco del Ministro, giusto per giustificare la sua presenza quasi giornaliera negli uffici ministeriali. Ma non basta: avrebbe orchestrato una vera e propria campagna per screditare i collaboratori più stretti del ministro, isolandolo progressivamente, e pretendeva di essere informata su ogni incontro istituzionale o colloquio con lo staff.

Come se non bastasse, si sarebbe spinta a livelli degni di un agente segreto fallito, avanzando “plurime e pressanti richieste” per ottenere il cellulare personale di Sangiuliano, quello usato pure per questioni istituzionali, per ispezionarlo minuziosamente. Anzi, avrebbe chiesto anche password o lo sblocco delle applicazioni, oppure l’accesso remoto illimitato al telefono. Una richiesta così garbata che quasi fa venire voglia di offrirle un caffè e un corso base di educazione alla privacy.

In questo procedimento, le vittime designate non sono solo il ministro stesso, ma anche sua moglie e l’ex capo di gabinetto del dicastero Francesco Gilioli. Insomma, la signora Boccia sembrerebbe aver trasformato la burocrazia ministeriale in un campo di battaglia personale, con un copione degno di una soap opera politica.

Un curriculum degno di nota, o forse no

La ciliegina sulla torta la fa una contestazione molto particolare: false dichiarazioni sul curriculum vitae riguardo l’organizzazione di eventi. Perché, chiaramente, quando ci si sente già protagonisti di un’indagine così delicata, un piccolo dettaglio come un “curriculum truccato” è proprio quello che ci vuole per dare un tocco di classe alla situazione.

È evidente che la questione non sia solo legata a qualche eccesso di zelo o a un’invasione di campo ben misurata, ma ad un intricato mosaico di relazioni personali, potere, e forse una buona dose di illusione di essere intoccabili. Forse la signora Boccia si è davvero immaginata una carriera nel ministero a suon di controllo altrui, intimidazioni e monitoraggio h24, cosa che in un mondo normale sarebbe un bellissimo episodio di “Come rovinarsi da sola”.

In ogni caso, la giustizia farà il suo corso, e potremo finalmente scoprire se l’imprenditrice era solo una fan particolarmente invadente o una vera stalker istituzionale. Nel frattempo, il ministro e i suoi collaboratori si ritrovano a fare i conti con un’indagine che, sicuramente, ha aggiunto un po’ di sapore amaro ai loro giorni di lavoro. Benvenuti nell’Italia dello spettacolo giudiziario, dove anche gli uffici ministeriali possono trasformarsi in una telenovela con un cast davvero sorprendente.

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