A Milano aprirà domani, 1° ottobre, il tanto aspettato Brain Health Service (Bhs) all’Irccs Policlinico San Donato, uno dei baluardi dell’assistenza lombarda, cosa che nessuno aveva previsto prima d’ora: un centro dedicato esclusivamente alla salute cerebrale delle donne, perché evidentemente per il cervello maschile, tutto sommato, non serve un trattamento premium. Questo gioiellino medico-scientifico si fregia del progetto 3D – Diagnosi precoce del Disturbo soggettivo di memoria nella Donna, un percorso così innovativo che finalmente mette al centro la prevenzione e la diagnosi precoce delle demenze al femminile. Il tutto sotto il poliedrico sguardo della professoressa associata di neurologia Maria Salsone, boss dell’Unità operativa di Neurologia e Stroke Unit, con il brillante dottore Federico Emanuele Pozzi in veste di referente.
Le evidenze scientifiche più recenti, secondo il comunicato del Gruppo San Donato, hanno finalmente rivelato ciò che tutti aspettavano, cioè che il 45% delle demenze si potrebbe evitare se solo intervenissimo su almeno 14 fattori di rischio, con l’aggiunta drammatica che questi si manifestano diversamente tra donne e uomini – roba da far impallidire chi credeva che il cervello fosse uguale per tutti. Dal diabete allo stress, dall’osteoporosi agli ormoni post-menopausa, passando per problemi visivi, uditivi, e persino la salute dei denti, il progetto 3D si propone un’impegnativa missione: diagnosticare per tempo quello che tutti fingono di non vedere.
Il percorso offerto non si accontenta di una visita neurologica standard. No, signore e signori, qui ci si avventura in un universo multidisciplinare, arricchito dall’intelligenza artificiale – perché se non ci pensa una macchina, chi mai potrà salvarci? Con strategie preventive su misura e un monitoraggio continuo, il nuovo servizio promette di accudire le pazienti con la dedizione degna di un reality show, solo che qui a prevenirsi è la demenza.
Il dottor Pozzi si concede una riflessione eloquente sull’urgenza di un centro simile:
“Oggi la maggior parte delle persone arriva ai centri per i disturbi cognitivi quando ormai la malattia è in piena forma e le cure sono solo palliative. Ma noi vogliamo intercettare la fase precoce, il così detto disturbo soggettivo di memoria (Scd), che resta un mistero per molti anche se colpisce centinaia di milioni nel mondo. Pare che fino al 25% degli over 60 abbiano questo problema, ma nessuno fino a oggi pensava fosse così importante.”
Maria Salsone non è da meno e insiste sull’essenza femminile di questa sfida:
“Circa il 70% dei casi di demenza colpisce le donne, tanto che il genere è diventato il secondo fattore di rischio dopo l’età. E non è un caso: il picco di insorgenza cade nel periodo post-menopausa, quando gli ormoni fanno i capricci e la predisposizione genetica gioca il suo ruolo. Le donne, inoltre, non solo sviluppano la malattia più velocemente ma hanno sintomi diversi dagli uomini: problemi visuospaziali piuttosto che deficit di memoria. Intervenire tenendo conto delle differenze di genere è la chiave per una prevenzione realmente efficace.”
Insomma, mentre l’Europa si accontentava di centri generici per le demenze, il Policlinico San Donato si vanta di aver messo in piedi qualcosa di praticamente unico nel panorama neurologico: un’istituzione che finalmente riconosce la donna come soggetto a rischio e non solo come semplice spettatrice passiva delle malattie cerebrali. Un passo che, secondo i più ottimisti, potrebbe davvero segnare la differenza.
Ovviamente, rimane da vedere se tutto questo entusiasmo riuscirà a tradursi in risultati concreti o se finirà solo in un altro cartellone di buona volontà. Ma almeno, finalmente, qualcuno ha avuto il coraggio di mettere sotto la lente la salute dell’unico cervello che si diverte davvero ad essere complicato: quello femminile.


