Ecco il nuovo capolavoro legale dell’avvocato che non sapevamo ci servisse

Ecco il nuovo capolavoro legale dell’avvocato che non sapevamo ci servisse

Una copia di un ipotetico testamento olografo datato gennaio 1998 e firmato dal mitico avvocato Giovanni Agnelli ha fatto la sua spettacolare comparsa durante l’udienza della causa civile torinese che vede contrapporsi la signora Margherita Agnelli contro i suoi illustri fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann. Ovviamente, questo prezioso documento è stato estratto dal cappello degli avvocati di Margherita, appena spuntati fuori in seguito alle indagini della Procura di Torino che, con una certosina attenzione, indaga anche su John Elkann, Gianluigi Ferrero e il notaio Remo Morone. Una chicca, insomma, degna di una soap opera tutta italiana.

Nel testo di questo presunto nuovo testamento, il buon Gianni Agnelli avrebbe deciso di regalare la sua succosa fetta del circa 25% della società Dicembre al suo defunto figlio Edoardo (che, per chi si fosse distratto, è scomparso nel lontano 2000). Come se non bastasse, questo gesto notoriamente “modificatore” smantella quel capolavoro di carta chiamato ‘lettera di Monaco’ del 1996, dove invece si stabiliva che la quota venisse gentilmente donata al nipote John Elkann. Evidentemente, il magnate anni ’90 ha cambiato idea nell’ultima ora, chissà se durante quell’aperitivo a Montecarlo pre-operatorio.

“A modifica di altre disposizioni precedenti lascio a mio figlio Edoardo la mia partecipazione nella società semplice ‘Dicembre’, pari all’incirca al 25%”, recita la copia del nuovo testamento spuntata dal cilindro. E, con squisita fiducia familiarsociale, continua: “Sono sicuro che gli altri miei congiunti, già proprietari ciascuno di una quota della stessa attività, accetteranno senza contestazioni questa mia disposizione”. Naturalmente, la società Dicembre non è una qualunque: è la leggendaria cassaforte di famiglia che muove le fila di tutto il gruppo, insomma, il gioiello della corona.

I legali dei fratelli Elkann: la replica senza peli sulla lingua

Non si sono fatti attendere i legali di John, Lapo e Ginevra Elkann, che come vere sentinelle del patrimonio di famiglia precisano, con grande concretezza, che il “presunto testamento” di Gianni Agnelli, fotocopiato e portato in tribunale solo ora da Margherita, non ha alcuna rilevanza né sulla successione Agnelli, né su quella Caracciolo, né tantomeno sull’assetto proprietario della società Dicembre. Insomma, poca roba.

Sottolineano con piglio notarile che “al momento della morte dell’avvocato, il figlio Edoardo era già passato a miglior vita”. Ergo, le sue partecipazioni sono andate di diritto alla donna dei sogni di casa Agnelli, la signora Marella, e alla figlia Margherita. Quindi per favore, nessun salto mortale giuridico in aria: la questione era già stata risolta nel febbraio 2004 con un bel accordo transattivo, che ha visto Margherita uscire dal capitale di Dicembre, convinta che Fiat fosse un calcio nel baratro del fallimento, come un profeta anticipatore di drammi automobilistici, ovviamente senza prove.

E per chi avesse ancora fiato per qualche polemica legale a vent’anni dalla morte di Gianni Agnelli, la pacchetta sulle mani arriva subito: ogni eventuale rivendicazione di terzi nei confronti del suo patrimonio sarebbe, giustamente, decaduta. Perché tanto parlare, se alla fine è solo un gioco di prestigio legale? Insomma, secondo gli avvocati dei fratelli, questa mossa di Margherita sarebbe più un disperato tentativo di creare confusione mediatica che un serio tentativo di applicare le norme giuridiche. Un vero colpo di teatro degno di un romanzo italiano d’altri tempi, con tanto di intrighi, colpi di scena e… multe morali.

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