Giornata del cuore: metà degli attacchi cardiaci arriva all’improvviso e senza preavviso, buon divertimento!

Giornata del cuore: metà degli attacchi cardiaci arriva all’improvviso e senza preavviso, buon divertimento!

Le malattie cardiovascolari? Beh, sono il big boss della lista nera globale, responsabili di oltre un terzo delle morti nel mondo e del 35,8% di quelle italiane. Se pensate di poterla scampare senza prenderle sul serio, sappiate che, se non interveniamo con misure preventive degne di questo nome, potremmo arrivare a 23,6 milioni di morti ogni anno entro il 2030, e no, non è un errore di battitura. Infarto miocardico, ictus, scompenso cardiaco e aritmie—un bel quartetto di sventura che si porta via vite come fossero bistecche in un barbecue.

E il colpo di scena? In più del 50% dei casi, questi drammi acuti arrivano all’improvviso, come ospiti indesiderati alla festa della salute di chi fino a quel momento pensava di stare benissimo, lanciando la prima ominosa linea di battaglia con un infarto o un ictus senza neanche un invito.

In occasione della Giornata mondiale del cuore, che cade ogni anno il 29 settembre, Synlab, quel simpatico laboratorio che si diverte a frugare nel corpo umano, ci ricorda che la prevenzione potrebbe essere la parola magica per evitare questa tragedia annunciata—sia diffondendo la cultura della prevenzione, sia promuovendo stili di vita meno autolesionisti, offrendoci pacchetti salva-cuore a prezzi stracciati a partire da ottobre.

Fattori di rischio: una combriccola ben assortita

Ora, non è tutto colpa del destino o del “non si può farci niente”: i fattori di rischio per un evento cardiovascolare sono infatti due grandi famiglie. Da una parte abbiamo quelli non modificabili, tipo età, sesso e una simpatica predisposizione genetica che ti regala la sfortuna a scatola chiusa. Dall’altra, invece, ci sono quelli modificabili, quei fastidiosi elementi come ipertensione, diabete, dislipidemia, fumo, obesità e sedentarietà che, se proprio ci tenete a fare la vittima delle circostanze, potete almeno tentare di mettere sotto controllo.

Ah, e non dimentichiamoci delle condizioni psicosociali e socioeconomiche sfavorevoli che, come sempre, fanno da spoiler alla festa, più un tocco di inquinamento atmosferico per dare quel sapore amaro in più alla miscela.

Non basta un solo fattore per rovinare tutto: spesso si coalizzano come una banda di malintenzionati. Prendiamo il diabete di tipo 2, per esempio, quel compagno di vita poco gradito che nel 70% dei casi viene accompagnato dall’ipertensione. Nel 90% dei casi, il sovrappeso o l’obesità fanno scherzetti al metabolismo, mentre nel 60% si aggiunge anche una bella dislipidemia a completare il quadretto drammatico.

Carlo Tedeschi, cardiologo e radiologo di Synlab Sdn Napoli, ci spiega con la serenità di chi ha visto di peggio: “Una parte significativa degli eventi cardiovascolari può essere evitata controllando i principali fattori di rischio.” Ovvero: fare movimento, mantenere un peso normale e smettere di fumare non sono suggerimenti da nonna, ma da cardiologo serio.

Se, nonostante queste nobili intenzioni, il colesterolo e la pressione continuano a sbatterci in faccia i numeri rossi, beh, allora arriva il momento di passare alla terapia farmacologica personalizzata in base al rischio di ciascuno, perché lasciar ridere le arterie non è mai una buona idea.

Il messaggio è chiaro e inflessibile: bisogna affrontare i fattori di rischio come un direttore d’orchestra fanaticamente meticoloso, senza tralasciare nulla. La prevenzione non è un lusso bensì una costante necessità, che richiede controlli cardiologici regolari e, soprattutto, una fedeltà quasi religiosa alla terapia prescritta.

Perché, come sottolinea il nostro esperto, la terapia è un patto, un tacito accordo tra medico e paziente, che implica cura costante, continuità e un impegno serio nell’adozione di tutte quelle piccole attenzioni che, messe insieme, possono salvare la pelle (o meglio, il cuore) a molti.

Ah, la prevenzione cardiovascolare: quella meravigliosa arte di ricordarci che lo stile di vita conta, ma spesso finisce nel dimenticatoio non appena il fastidio svanisce. Come se l’ipertensione o il colesterolo alto fossero come le mode passegere, facilmente ignorabili senza conseguenze.

I nostri gloriosi cardiologi ci avvertono con tono solenne che interrompere di punto in bianco le terapie prescritte è come voler prendere una scorciatoia verso l’infarto o l’ictus. Ma, a quanto pare, la costanza terapeutica è una virtù sottovalutata, soprattutto in un mondo dove l’immediatezza vince sull’impegno a lungo termine.

La versione moderna della prevenzione, secondo Synlab, è un cocktail di visite cardiologiche regolari, elettrocardiogrammi, ecografie varie e controlli di pressione, glicemia e profili lipidici. Per i più fortunati, i soggetti apparentemente sani, tutto questo sembra un rituale da seguire alla lettera, perché a quanto pare, le placche aterosclerotiche sono delle vere maestre nel nascondino.

Quando la semplice anamnesi non basta – chissà perché – si passa alla Tac coronarica, che promette di scovare placche nascoste come un investigatore privato esperto. Ovviamente, la diagnosi precoce serve a scatenare una terapia farmacologica personalizzata, di grande intensità, perché nulla urla “prevenzione” come gonfiare il numero di pastiglie sul comodino.

Per chi ha già capito, magari pagando con un piccolo infarto o un ictus, la prevenzione diventa un dogma inderogabile. Colesterolo LDL da tenere sotto i 55 mg/dl, pressione arteriosa da abbassare a livelli militarmente controllati, glicemia ben monitorata e un regime di vita tanto perfetto da fare impallidire qualsiasi influencer del fitness.

Il segreto, dicono, è l’aderenza terapeutica. Non è un mantra chissà quanto originale, ma è incredibile come spesso venga ignorato in favore di scelte più comode o magari ispirate da mode salutiste discutibili, lasciando i farmaci impolverarsi in qualche cassetto, con i loro effetti protettivi a fare la muffa.

La prevenzione cardiovascolare: un percorso ad ostacoli tra teorie e realtà

La prevenzione cardiovascolare, quindi, non è affatto un viaggio semplice: richiede monitoraggi continui, un approccio tattico e strategico, un mix di farmacologia e cambiamenti nello stile di vita che raramente vanno di pari passo con la nostra innata pigrizia o la scarsa motivazione. E mentre le linee guida si moltiplicano, spesso si dimentica che il paziente ha anche un suo modo tutto personale di interpretare o, meglio, disinterpretare tutto questo bel casino medico.

Quindi, evviva la prevenzione strutturata, l’uso smodato di esami e terapie, e l’immancabile invito a mangiare sano e fare esercizio. Sembra la formula perfetta, peccato che nella pratica quotidiana la coerenza e la costanza siano qualità più rare dell’oro. Ma dai, qualche peccatuccio nel menu settimanale cosa sarà mai? E saltare qualche pasticca ogni tanto è solo un modo di rimandare l’inevitabile, no?

In definitiva, la prevenzione cardiovascolare è una farsa ben congegnata: tutti sanno cosa si dovrebbe fare, pochi lo fanno davvero, ma alla fine tutti fanno finta di provarci, così nessuno deve sentirsi in colpa troppo a lungo. Perché, ammettiamolo, seguire una cura quotidiana è molto meno attraente del binge-watching o di un aperitivo tra amici.

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