I bambini che frequentano il nido si ammalano spesso, creando ovviamente ansia crescente nei genitori: quel “qualcosa non va” si insinua ogni volta che le tosse e il raffreddore si fanno abituali. Ma tranquilli, non è la fine del mondo. Lo spiega con la consueta bontà d’animo Antonio D’Avino, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), che durante il XIX Congresso nazionale a Cagliari ci ricorda che vedere un bambino ammalarsi 6-8 volte all’anno, soprattutto in autunno e inverno, è assolutamente normale. Perché ovviamente, bambini sani sono quelli che passano metà della loro prima infanzia con il naso che cola.
La pandemia di malanni stagionali non ha risparmiato nemmeno i piccoli che si ammalano meno di tre volte o quelli che si ammalano dieci volte, una variabilità perfettamente rientrante in quella meravigliosa “normalità” che sembra essere anche sinonimo di continui snooze di fazzoletti usati e notti insonni.
Come funziona il sistema immunitario e perché non serve fare la ola per ogni raffreddore
Antonio D’Avino ci illumina con una verità scientificamente rassicurante: nei bambini molto piccoli, soprattutto quelli che frequentano il nido a uno o due anni, il sistema immunitario è ancora in fase di “cantiere”. Tradotto: sono macchine del virus in divenire, perciò è normale che si infettino a ripetizione. Crescere significa maturare, e con il sistema immunitario maturo arrivano meno visite dal pediatra e meno scuse per saltare il lavoro dei genitori.
Per fortuna, ci viene data qualche dritta mica da ridere per evitare di trasformare ogni malanno in apocalisse: lavarsi le mani spesso, arieggiare i locali dove giocano i pupi e, se possibile, farli stare all’aperto – altrimenti come fanno a prendere altra aria oltre a quella carica di virus? Ovviamente, queste “piccole cose” sono tutte cose che si possono tranquillamente delegare alla scuola o agli educatori, perché no?
Consigli per i genitori: ovvero come non trasformare il nido in un focolaio collaborativo
Non è finita qui: siccome la maggior parte delle infezioni è virale, il buon senso vorrebbe evitare di spedire il piccolo gladiatore ammalato a scuola. Ma si sa, i problemi lavorativi dei genitori sono una scusa fragile che necessita di servizi adeguati. Nel frattempo, si evita di trasformare il nido in una specie di clinica delle malattie contagiose, grazie.
E non appena il bambino dà l’impressione di stare un po’ meglio, i genitori frettolosi sono già pronti a rimandarlo a scuola come se nulla fosse. Eh no. È prudente aspettare almeno 24 ore di convalescenza, idealmente pari al tempo della malattia. Potrebbe sembrare un dettaglio trascurabile, ma chi conosce il manuale dell’immunologia infantile sa che non lo è affatto.
Come per magia, poi, arriva la raccomandazione più attesa: la vaccinazione anti-influenzale. Non solo è gratuita per i bambini dai sei mesi ai sei anni, ma per tutti gli altri va fortemente raccomandata, perché, diciamocelo, non sempre possiamo prescindere dal fatto che la prevenzione evita caos, influenze zombie e micro-apocalissi annunciate nel reparto nido.



