Beh, sembra che il tradimento sia diventato una piacevole abitudine quotidiana, visto che uno su tre ammette candidamente di aver tradito o di farlo attualmente. E per rendere tutto ancora più affascinante, ben il 12% ha incontrato il proprio partner su un’app di incontri, perché nulla dice “amore vero” come uno scorrimento a destra sullo schermo. La maggior parte continua a coltivare fantasie erotiche nella coppia, senza vergognarsi a spruzzare un po’ di sostanze per abbassare le inibizioni, giusto per non annoiarsi troppo in camera da letto. Tutto questo ci arriva da un’indagine della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica, che ha deciso di farci uno spaccato della nostra sessualità liquida, delle barriere emotive e della tecnologia distruttiva che ci accompagnerà anche nella XI Settimana del benessere sessuale, sparsa sul territorio nazionale dal 6 al 12 ottobre.
Tradimenti, app e relazioni a distanza: la nuova formula dell’amore moderno
Ah, la seduzione moderna! Più del 99% degli intervistati ammette di provare attrazione sessuale, ma – sorpresa – solo tre su quattro pensano che attrazione fisica e sentimento romantico non siano sinonimi perfetti. Il che significa che sì, potete desiderare quella persona senza amarla veramente, un classico. L’81% ha una relazione stabile; peccato che il 18,8% usi app di incontri per soddisfare pulsioni erotiche o cercare un partner. E il 12%, quel fortunato, ha proprio messo le mani sul vero amore tramite queste applicazioni, perché il mondo digitale è ormai il nuovo Cupido. A complicare il tutto, il 7% vive una relazione a distanza, affidandosi a sexting e videochiamate per mantenere viva la fiamma nella modernità più sfrenata. Per eccitarsi, il 62,9% si rifugia in fantasie, preferibilmente di tipo feticista, perché non basta il quotidiano per accendere la passione.
Tra sesso, sostanze e un po’ di rischi: chi se ne importa?
Il 25% dichiara di fare uso di sostanze, e non da solo: nel 70% dei casi si fa in coppia, come rito d’accoppiamento per aumentare l’eccitazione e superare qualsiasi remora (83%). La sicurezza? Beh, quella rimane un dettaglio trascurabile perché il 56% non pratica sempre sesso protetto, esponendosi a bellissime infezioni sessualmente trasmissibili, perché prevenire è per deboli. Nel caso in cui si contrae qualche malattia, il 98% giura di confessarlo al partner, mentre quel piccolo 2% sceglie la via del silenzio, motivandolo con la paura di essere giudicati, lasciati o discriminati: insomma, un bel circolo vizioso di onestà selettiva. E sulle gravidanze indesiderate? In pieno romanticismo alla trentadue, solo in metà delle relazioni eterosessuali si usano sistemi efficaci per evitarle – il 50% se ne frega bellamente. Questa brillante disattenzione è accompagnata dal commento di Anna Gualerzi, psichiatra e sessuologa clinica, che per sensibilità istituzionale non tira fuori un disco rotto, ma sottolinea il rischio della salute pubblica e dell’ulteriore carico sanitario a causa di aborti indesiderati e infezioni.
Non finisce qui: il 38% ha sperimentato disfunzioni sessuali, ma spesso non ha neppure il coraggio di affrontarle per stigma o per semplice ignoranza, aprendo la porta a depressioni e a una qualità della vita da farci piangere. Solo circa l’1% si identifica come transgender o gender variant, mentre il 22% è orgogliosamente pansessuale, il che spiega l’immensa necessità di un’educazione sessuale integrata, inclusiva e rispettosa di ogni identità e orientamento. Ma attenzione: questa mancanza di consapevolezza e conoscenza porta con sé relazioni disfunzionali, che possono sfociare in violenza o, nei casi più tragici, addirittura in infanticidio legato a figli non voluti o al disagio familiare. La ricetta? Promuovere a ogni costo un’educazione sessuale seria e facilitare l’accesso a professionisti del settore, giusto per salvare quel poco di benessere individuale e di salute pubblica rimasto a questa generazione disillusa.



