Weekend a Roma il 27 settembre la guida imperdibile che non sapevi di volere ma adesso non puoi più fare a meno

Weekend a Roma il 27 settembre la guida imperdibile che non sapevi di volere ma adesso non puoi più fare a meno

Che gioia infinita scoprire che il tempo è di nuovo la variabile impazzita del nostro destino moderno. Dopo anni di discorsi solenni, predizioni catastrofiche e piani ”mirabolanti”, ci ritroviamo con le stesse vecchie lamentele: il traffico non diminuisce, l’inquinamento non arretra e, udite udite, gli orologi biologici degli italiani sono più confusi di un turista a Napoli il primo giorno di agosto.

Ma tranquilli, non è colpa nostra. A quanto pare, l’”efficienza” è un concetto così astratto che si dissolve prima ancora di definirlo, lasciandoci a rimpiangere i tempi in cui la puntualità era solo un optional e il caos la norma accettata.

Nel frattempo, gli annunci a effetto proseguono senza interruzione. Nuovi sistemi di trasporto, “rivoluzionarie” tecnologie digitali, piani di mobility management che somigliano più a slogan pubblicitari che a vere soluzioni: un grande spettacolo di fumo e specchietti per le allodole. Una scenografia perfetta per una commedia tragicomica tutta italiana.

E se proprio vi state chiedendo chi pagherà il conto, beh, quel solito ignoto chiamato consumatore, cittadino o povero pendolare:

“Preparatevi a nuovi balzelli, aumenti e rincari: tutto per la vostra sicurezza e comodità,” sembra sussurrare ogni volta la voce dell’ineffabile politica.

Salvando così un sistema che, alla prova dei fatti, funziona solo per ingrassare interessi e poltrone, mentre voi continuate a contare i minuti persi tra un ritardo e l’altro sul vostro malcapitato autobus.

Insomma, l’Italia continua a navigare a vista, tra burocrazia paralizzante e promesse mai mantenute, dimostrando che qui il tempo è davvero relativo. Relativo al senso di frustrazione che cresce a ogni nuovo cantiere, sensazione che il futuro migliore rimanga soltanto un affascinante miraggio all’orizzonte.

Una questione di tempo, ma soprattutto di illusioni

Se pensavate che la risposta ai problemi di mobilità fosse solo questione di minuti salvati o tecnologici trucchetti, vi sbagliate di grosso. Ogni intervento sembra scontrarsi con un dedalo di interessi incrociati e inefficienze endemiche che trasformano una moderna metropoli in un infinito parcheggio a cielo aperto.

Così, mentre le città si ingrandiscono e le distanze si accorciano grazie alle meraviglie della scienza, noi restiamo prigionieri di un sistema che funziona solo per complicarci ancora di più la vita, tra deviazioni, guasti e orari azzardati.

E se qualcuno osa lamentarsi, ecco arrivare la solita sfilza di scuse che sfiora l’assurdo: fondi insufficienti, problemi tecnici, pianificazioni troppo ambiziose. Il tutto per non parlare dei soliti “imprevisti” che puntualmente si ripetono come una maledizione.

L’arte tutta italiana di promettere senza mantenere

Come ciliegina sulla torta, la politica si diverte a rassicurarci con promesse altisonanti che poi evaporano nel nulla. Non una sola riforma veramente incisiva, non un progetto longevo, solo una fastidiosa sequenza di annunci faraonici che si infrangono contro i muri dell’inefficienza.

In questo teatro degli orrori, i cittadini diventano spettatori passivi, grandi assenti nella costruzione delle soluzioni reali — si potrebbe quasi pensare che “partecipazione” sia una parola straniera in una democrazia il cui ministro sembra più impegnato a controllare un orologio impazzito che ad ascoltare le vere esigenze del Paese.

E così continuiamo a girare in tondo, con i nostri algoritmi burocratici e le “rivoluzioni digitali” che sembrano studiate per creare più problemi che soluzioni. Una triste caricatura della modernità che fa venire il mal di testa persino agli ingegneri più ottimisti.