Maturità sotto processione, dal nome pomposo alla giungla dell’orale: preparatevi al nuovo circo

Maturità sotto processione, dal nome pomposo alla giungla dell’orale: preparatevi al nuovo circo

Che sorpresa: il ministro Giuseppe Valditara annuncia che da “domani” in poi l’esame di Stato cambierà radicalmente, a partire addirittura dal suo nome. Perché diciamolo pure: chiamarlo “Esame di Maturità” era diventato troppo impegnativo, quasi un tabù da politicamente corretto. Ma ora, con grande coraggio, si torna a evocare quella fastidiosa parola “maturità”, che per un quarto di secolo era stata depennata per timore che qualcuno si sentisse troppo adulto. Che sollievo.

Il ministro ha spiegato a Radio 24 che “maturità” non è solo una parola, ma un concetto essenziale in un’epoca di “adultescenza”, cioè quella meravigliosa fase in cui tanti adulti si rifiutano ostinatamente di crescere per davvero e preferiscono far finta di essere eterni adolescenti. E proprio per evitare questo sgradevole esempio nei confronti degli studenti, è urgente rispolverare il seducente mito della maturità come baluardo culturale e sociale. Come dargli torto.

Ma non è finita qui, perché questa rivoluzione copernicana non si ferma a cambiare un po’ il nome su qualche carta stampata. No, si rivolge al cuore pulsante dell’esame, quel simpatico momento chiamato “orale” che tanti studenti temono, amano o detestano a seconda della giornata.

Il nostro ministro, con la saggezza di uno che ha visto troppi disegni di vulcani e progetti più o meno improbabili, ha deciso di eliminare quella prova “ansiogena” e per lui poco seria chiamata “documento”. Per capire la portata della cosa, basta immaginare uno studente di liceo classico che deve argomentare per venti minuti su un vulcano per cercare legami interdisciplinari degni di un premio Nobel… Spettacolo indimenticabile, senza dubbio.

Contrariamente a quanto qualcuno ingenuamente potrebbe pensare, Valditara non vuole ridurre le materie interrogate (il che sarebbe troppo facile!), ma chiarisce che prima non c’era nemmeno l’obbligo di interrogarle tutte, tanto che spesso l’esame si concludeva senza troppe pretese.