Chi l’avrebbe mai detto? Carlo Alberto Tregua, il volto storico del Quotidiano di Sicilia, è stato incoronato «direttore decano dei quotidiani italiani» dall’Ordine dei giornalisti. Dopo più di quattro decenni a gestire una testata che persevera sulle pendici scivolose dell’editoria, il mitico Tregua continua a cavalcare l’onda digitale, il tutto sotto il vessillo del pluralismo e di una «equilibrata» informazione, come se fosse facile mantenere la barra dritta in un mare di fake news e clickbait.
Carlo Bartoli, il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, non ha perso tempo a fargli gli auguri solennemente, lodando la longevità del suo mandato, che lo consacra come simbolo vivente della stampa italiana. Un vero e proprio monumento umano, insomma.
L’incontro di celebrazione, sapientemente giornalisticamente moderato da Giuseppe Lazzaro Danzuso, ha visto la presenza di un vero e proprio parterre de roi: il presidente regionale dell’Ordine, Concetto Mannisi, il vice segretario regionale dell’Assostampa, Filippo Romeo, insieme a una nutrita schiera di fedelissimi come la direttrice di QdS.it Raffaella Tregua e la responsabile editoriale di Evolution Group, Marta Tonani, che si è congratulata sottovoce per il ruolo tecnico e programmatico nel nuovo corso digitale del quotidiano.
Concetto Mannisi ha voluto lasciare ben chiaro che questo traguardo per Tregua non è solo simbolico, ma anche un doveroso tributo: in un momento in cui i giornali sembrano essere nell’occhio del ciclone, qualcuno che ancora mette soldi e fatica nell’editoria merita di essere tenuto stretti, quasi più di un vaso di Pandora.
Filippo Romeo ha ribadito l’importanza di questo riconoscimento, sottolineando come Tregua sia stato guide e faro, soprattutto per i giovani aspiranti giornalisti che magari, smarriti nella confusione del digitale, guardano ancora con un po’ di speranza al passato glorioso della carta stampata. La Sicilia? Un continente a parte, con la sua rappresentanza nazionale che porta avanti con spirito critico e caparbietà l’informazione di qualità .
Si è sfruttata l’occasione anche per ricordare che l’editoria non è quella di una volta, legata forse ingenuamente alla carta. L’epoca è decisamente digitale, e il Quotidiano di Sicilia con il suo sito QdS.it si propongono come modello di quello che potrebbe essere un “patto” tra giornalisti, lettori e stampa di qualità , rigorosamente ibrido tra carta e pixel. Magia e modernità racchiusi in un abbraccio, insomma.
Domenico Ciancio, condirettore del quotidiano La Sicilia, ha voluto gettare un’altra piccola pietra sui già solidi pilastri della democrazia, definendo il giornale come «un vero baluardo». La cultura – ha aggiunto – è democrazia in sé, e mai come oggi serve una voce libera, anche se ciò significa andare contro corrente e dissentire. Un messaggio rivoluzionario, senza dubbio.
L’incontro ha anche fatto da vetrina per le novità in arrivo, sia nel cartaceo che nel digitale, anticipando una rivoluzione imminente per QdS.it. Per ora, si è limitato a dire che il sito è stato completamente rivisto, lasciando tutti con il fiato sospeso e le aspettative alte. Se questo non è organizzare un evento degno di nota, allora cos’è?
Che gioia sentir parlare di “innovazione” e “rivoluzione digitale” nel meraviglioso mondo dell’informazione locale, vero? Eppure, come spiega con una saggezza sconvolgente Marta Tonani, non serve stravolgere tutto: l’obiettivo è unicamente “informare velocemente, con affidabilitĂ e consapevolezza”. Davvero un shock, chi avrebbe mai pensato che la velocitĂ e l’affidabilitĂ potessero coesistere? Bisogna avere, udite udite, “uno strumento funzionale, veloce ed efficace” che raggiunga direttamente l’utente con dirette live e notifiche push, senza dimenticare la ciliegina sulla torta: ottimizzare la monetizzazione senza impestare la navigazione con pubblicitĂ molesta. Semplice, no? Ah, e naturalmente il lettore “non deve essere sommerso dalla pubblicità ”, così potrĂ scorrere sul sito con l’eleganza di un ghepardo in corsa.
La vera forza del famigerato QdS sono, manco a dirlo, i suoi lettori. Perché Google, il dittatore benevolo del ranking online, premia i quotidiani locali per i loro “utenti fidelizzati”. Che fortuna, dopo anni di clamorosi ribaltoni digitali, un po’ di stabilità . E questi, dicono con naturalezza gli strateghi del digitale, sono i presupposti per un “grosso successo”. Chissà se lo spumante è già in frigo.
Raffaella Treguas, somma sacerdotessa della serietà giornalistica, ci scuoia dall’illusione: la chiave è leggere “su una testata registrata, con editore e direttore responsabile”. Ecco il mantra della verità , impacchettato con cura. Nella giungla caotica dell’informazione digitale, dove la fake news scorrazzano libere come faine e dove l’intelligenza artificiale viene sfruttata con la delicatezza di un elefante in una cristalleria, la salvezza è l’affidabilità certificata. Perché, dicono, “una giusta informazione è garanzia di democrazia”. Tale affermazione, da sola, basterebbe a far sospirare di sollievo ogni amante del buon giornalismo.
Il ruolo di questi paladini è nientemeno che quello di “consentire ai lettori di formarsi un pensiero critico”. Missione impossibile o presagio di miracolo? Staremo a vedere.
La Cultura è Libertà ? Davvero?
Non poteva mancare il direttore decano dei quotidiani italiani, Carlo Alberto Tregua, a mettere la ciliegina su questa torta di perfezione. Secondo lui, per fare “stampa di qualità ” bisogna spiegare i fatti con “massima semplicità ”, “in modo elementare ma completo”. Probabilmente, una rivelazione choc per chi pensava che l’informazione fosse fatta per stupire, confondere o quantomeno complicare la vita al lettore.
Ma veniamo al punto cruciale: il Meridione. Nome del luogo ideale dove il problema è che “gran parte della gente non legge, non si informa”. Certo, potevano anche dire “non guarda i reality”, ma forse era troppo.
La ricetta magistrale contro l’ignoranza? Evitare che i cittadini pensino di sapere ciò che non sanno, perché “quando accade un cortocircuito, i veri poteri – dal politico al finanziario – tirano il lenzuolo dal proprio lato”. In pratica, i potenti sono furbi, i cittadini un po’ meno: colpa loro, dunque.
La soluzione? Un’autentica dichiarazione di fede degna di un manifesto filosofico: “Cultura è libertà ”. Solo con informazione e crescita culturale, si potrà aspirare a un “futuro migliore”. Da applausi, vero? Peccato che nel frattempo il lettore debba sopportare notifiche push, pubblicità subliminali e forse qualche live di troppo.



