Ottantadue anni fa, esattamente in questo stesso posto, il vice brigadiere Salvo D’Acquisto decise di sacrificare la propria vita per salvare 22 innocenti. Un gesto che, a quanto pare, ha scritto a caratteri indelebili la “nobile” storia nazionale. Il suo celebre grido “viva l’Italia”, lanciato un attimo prima di cadere sotto i colpi dei carnefici, dovrebbe ancora oggi essere un inno alla dignità e alla libertà umana. Ovviamente, in quella frase si cela il primo vagito di una nuova Italia, sorta dalle ceneri fumanti della guerra — un’immagine romantica e a prova di retorica, come quella che non passa mai di moda.
Così si è espresso il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Salvatore Luongo, durante la commemorazione a Torre di Palidoro, a Fiumicino. Niente di nuovo sotto al sole, ovviamente: un’intera macchina commemorativa che si autocelebra per ricordarci quanto fedelmente il sacrificio alimenti il mito di servizio, dedizione e altruismo, finendo per diventare – ça va sans dire – la colonna portante dell’identità stessa dei carabinieri.
Il comandante Luongo ci tiene a sottolineare come il sacrificio di D’Acquisto non fosse soltanto un semplice atto di eroismo; no, era la quintessenza dell’amore cristiano verso il prossimo, un sentimento elevato a dogma e ossatura del lavoro dell’Arma.
A dimostrazione di questo incrollabile impegno alla memoria e alla “cura” del passato, è stata annunciata la creazione di un’area verde – niente meno che “Il bosco degli eroi” – proprio lì vicino. Un parco dedicato a tutti i carabinieri “caduti nell’adempimento del dovere”, dove ogni militare sarà rappresentato da un albero, destinato a fungere da monito.
Perché, ovviamente, nulla dice “memoria” come piantare alberi e trasformare il sacrificio umano in fitoterapia simbolica. E così, tra una foglia e l’altra, si celebra con poesia la morte, mentre i vivi si affannano a trovare nuovi modi per trasformare il lutto in consolazione verde. Forse sarà questo il futuro degli eroi: uno spazio verde, che cresce silenzioso mentre noi continuiamo ad applaudirli con la bocca piena.



