In corso di indagine, con nomi e cognomi ben evidenziati, 26 individui sono alle prese con accuse che vanno dalla classica associazione mafiosa a una serie di reati che farebbero impallidire persino il più fervido sceneggiatore di thriller criminali. Si parla infatti di estorsione, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione illegale di armi e munizioni, turbata libertà degli incanti, favoreggiamento personale e trasferimento fraudolento di valori. Naturalmente, tutto condito con la ciliegina sulla torta: l’aggravante del metodo mafioso, per non lasciare dubbi sull’epicentro criminale della vicenda.
Il Raggruppamento operativo speciale, alias Ros, dei gloriosi Carabinieri, si è attivato alle prime luci dell’alba – perché non c’è giorno migliore per rispolverare i migliori cliché del cinema d’azione – attuando una misura cautelare in carcere disposta dal Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della stakanovista procura locale che si occupa instancabilmente di antimafia.
Le indagini, rigorosamente sotto la lente di ingrandimento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno messo sotto il microscopio la cosca Piromalli. Per chi non lo sapesse, si tratta di una delle tante super strutture della famigerata ‘ndrangheta, che sembra voler ricordare al mondo intero come si gestiscono “gli affari” alla vecchia maniera.
Grazie a queste indagini si è potuto finalmente ricostruire sia la fitta rete di potere sia il ventaglio di attività illecite che questa “artiglieria pesante” criminale ha saputo tessere con tanta dedizione. Da oggi la lotta alla #mafia si declina con un po’ di più di sangue freddo, qualche arresto e una buona dose di retorica istituzionale pronta a illuminare le prossime pagine dei giornali.
