Un dramma che lascia senza parole e che brilla per la sua tragicità assurda: un bambino di soli tre mesi ha perso la vita schiacciato da un trattore su un’azienda agricola di St Pierre, in Val d’Aosta. Guida del pezzo di metallo gigante? Nientemeno che lo zio del piccolo, che evidentemente aveva altre cose a cui pensare oltre alla sicurezza del nipote.
Il protagonista involontario di questa tragedia, Matteo Barmaz, è stato addirittura “tradito” dal cono d’ombra del trattore, che gli ha fatto miracolosamente perdere di vista un dettaglio talmente insignificante come il passeggino parcheggiato proprio lì, con il neonato comodamente adagiato dentro. Ah, la sottile arte di non accorgersi di un bambino mentre si manovra un mezzo pesante davanti agli occhi!
Tutti i disperati tentativi di soccorso si sono rivelati inutili, perché ovviamente un sogno d’infanzia così fragile si spezza in un attimo sopra una terra che avrebbe dovuto essere coltivata con amore, non calpestata in questo modo assurdo.
I carabinieri si sono prontamente messi all’opera, come ci si aspetterebbe davanti a un episodio del genere, sequestrando l’intera area e avvisando la procura per le indagini. Un atto dovuto, considerata la gravità e il contesto, eppure la domanda sorge spontanea: ma chi mette un passeggino a riposare proprio dove un trattore potrebbe fare avanti e indietro?
Sorprendentemente, l’azienda agricola “Di Barrò”, teatro di questo disastro, è fondata dal sindaco di St-Pierre, Andrea Barmaz. Un intreccio famigliare che aggiunge ulteriore sale a una ferita già troppo dolorosa, tra conflitti di interessi non dichiarati e responsabilità che sembrano più confondersi che essere chiaramente affrontate.



