Ventinove capolavori di Mitoraj spuntano tra Siracusa e l’Etna, finissage in arrivo per chi ancora si fa prendere in giro

Ventinove capolavori di Mitoraj spuntano tra Siracusa e l’Etna, finissage in arrivo per chi ancora si fa prendere in giro

Sta per calare il sipario sulla mostra Lo sguardo – Humanitas Physis, ospitata nel Parco archeologico di Siracusa, proprio ai piedi del celebre Castello Maniace di Ortigia, e sulle nere pietre laviche dell’Etna nel comune di Ragalna, Catania. Un evento inaugurato il 26 marzo 2024 per celebrare i dieci anni dalla scomparsa del maestro Mitoraj, nato esattamente ottant’anni fa. Le 29 colossali opere, sapientemente disposte dal curatore Luca Pizzi con l’aiuto del direttore di produzione esecutiva Paolo Patanè, saranno la piacevole (o meno) attrazione conclusiva prevista per il 19 e 20 settembre.

Atelier Mitoraj e la Galleria d’Arte Contini hanno dato il meglio di sé per trasformare il finissage in un’esperienza performativa: la docente di musical theatre Gisella Calì guiderà una serie di rappresentazioni dedicate ai quattro elementi naturali che hanno ispirato il percorso espositivo. Si comincerà sfidando il fuoco intorno alla scultura “Teseo Screpolato” sull’Etna, per poi passare al Parco di Neapolis: la terra irruenta dell’“Eros Bendato”, l’aria rarefatta di “Luci di Nara” e l’acqua incantatrice dove si posa lo sguardo su “Icaro”. Una sorta di festa per chiudere una mostra che, invece di negare la fine, prepara nuovi inizi. Che originalità.

Ovviamente, questo peregrinare artistico non poteva fermarsi in Sicilia: la rivoluzione Mitoraj torna in Toscana, sigillando un’estate bollente in cui la sua arte faceva capolino in due appuntamenti musicali di cartello. A luglio, il “Tindaro Screpolato” in bronzo è stato improvvisamente trasformato in scenografia per i pomposi concerti di Andrea Bocelli e del figlio Matteo al Teatro del Silenzio di Lajatico, un altro bel colpo orchestrato con la solita Galleria Contini. Nel centro del paesino sono stagnati altri due bronzi: “Ikaria” e “Torso di Ikaro”, pronti a incantare i visitatori distratti.

Tempo fa, a Mitoraj era già stata affidata la scenografia del primo concerto di quell’evento, dove decise di piazzare il simbolo incontrastato del Teatro del Silenzio, il “Grande Sonno”. Come se non bastasse, segna pure il ritorno al Festival Pucciniano di Torre del Lago, dove nel lontano 2002 aveva vestito di scene e costumi la Manon Lescaut.

Luca Pizzi, anima dell’Atelier Mitoraj e scenografo, sentenzia con quella modestia che tutti invidiamo:

«All’epoca ero il suo assistente scenografo, oggi mi tocca l’onore e il peso di rimettere in scena il suo lavoro. Per l’estetica ho cercato di restare il più fedele possibile a quello che Mitoraj aveva concepito, pur adattandolo al nuovo palcoscenico. Sono emozioni robuste, che peggiorano – perdonate, intendevo – si intensificano col passare del tempo: Mitoraj sa ancora come parlare a ognuno di noi, scavando nelle profondità dell’anima.»

Insomma, la poesia delle pietre trafitte dal tempo e veste contemporanea della scultura torna a farci l’occhiolino, mentre il mondo corre indifferente e il culto dell’arte sacrifica la sua autenticità sull’altare della grande esposizione e del consenso garantito. Ma almeno possiamo consolarci: il “Grande Sonno” non dorme mai.

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