Julia Marie Gaiser, giovane promessa del pattinaggio artistico, ha trovato un destino quanto meno originale: travolta e uccisa da un camion mentre tranquillamente percorreva una pista ciclabile. Non una pista qualunque, ma quella lungo la Gaisbergstrasse a Salisburgo, la città austriaca dove si era trasferita per studiare all’università. Un tragico destino a soli 23 anni, originaria di Bressanone, morta sul colpo nonostante i disperati tentativi di rianimarla. Ovviamente, le autorità austriache stanno bene attenti a chiarire come sia potuto accadere, mentre l’autista del camion ha tranquillamente passato l’alcoltest, quindi possiamo metterci comodi e cercare di capire come una ragazza venga “spazzata via” su una pista ciclabile per poi avere tutte le attenuanti del caso.
Il sindaco di Bressanone, Andreas Jungmann, ha voluto esprimere, con la solita formalità di circostanza, “le sue condoglianze alla famiglia Gaiser”, parlando di “una grande perdita anche per il mondo dello sport”. Grande sportiva, vero. Eppure aveva cominciato a sei anni di ritardo, rispetto agli standard del pattinaggio artistico, ha ricordato con una lacrimuccia la responsabile provinciale del settore, Anneliese Schenk. Lei, che da brava manager ovviamente definisce l’atleta “una passione pura, il pattinaggio era tutto per lei”, non dimenticando di sottolineare quei risultati “buoni” ottenuti grazie a un allenamento frenetico. Insomma, un campione sacrificato sull’altare di un sistema stradale che evidentemente tutela più i camionisti che i pedoni o ciclisti.
E veniamo al momento clou: una pista ciclabile, sì, quella destinata a proteggere i più deboli e… boom, arriva il camion che rispetta l’alcoltest, quindi innocente, come da copione. Qui potremmo aprire un capitolo su quanto siano davvero sicure queste superfici “protette”, e poi qualcuno si chiede perché le piste siano spesso deserte o frequentate con angoscia. Sarà pure una tragedia, ma forse è il caso di riflettere davvero su cosa stiamo facendo mentre piangiamo lacrime di coccodrillo.