Benvenuti nel magico regno del tax credit cinematografico italiano, dove almeno cinque indagini pendono sulla testa di produttori e società come spade di Damocle burocratiche. La Procura di Roma, con la sua proverbiale calma e discrezione, sta scrutando decine di film finanziati dai soldi pubblici, concentrandosi in particolare sulla One More Pictures, fondata da nessun altro che la signora Manuela Cacciamani, la beniamina di Cinecittà. Curioso notare come Manuela abbia guidato la società fino al giugno 2024, prima di fare il salto di carriera e diventare amministratore delegato della stessa spa. Un passaggio che sa tanto di “dalla teoria alla pratica” per il sistema degli incentivi.
Nel frattempo, i riflettori si sono puntati anche sulla società produttrice del film di Francis Kaufmann, tristemente noto per essere accusato di un delitto efferato che ha sconvolto Villa Pamphili. Non esattamente il tipo di pubblicità che uno vorrebbe, ma tant’è. I magistrati capitolini hanno già dato mandato alle forze dell’ordine di setacciare qualsiasi documento, contratto o appunto che possa emergere da questa impenetrabile giungla di carte e contratti cinematografici.
Il quadro delle accuse è un vero cocktail molotov che mescola ipotesi di reati finanziari, economici e persino quelli contro la pubblica amministrazione. Davvero un bel menù per chi si aspettava che il tax credit fosse solo un incentivo a far fibrillare il cinema italiano, non un bancomat per chi si diverte a fare il gioco delle tre carte con i fondi pubblici.
Il bello è che queste indagini non sono nemmeno freschissime: i fascicoli sono aperti da tempo, ma il pubblico resta a guardare questo spettacolo surreale fatto di fondi, film, nomine e, soprattutto, ombre che si allungano sul sistema dei finanziamenti cinematografici. Un sistema tanto celebrato quanto misterioso, dove la trasparenza sembra un’illusione da cineasta inascoltato.
Nel frattempo, si continua a finanziare, produrre e sperare che la magia del cinema italiano sopravviva a questa tempesta giudiziaria fatta di milioni di euro, formulari incomprensibili e personaggi degni del miglior noir all’italiana.