È stato orchestrato un impeccabile balletto giudiziario che vede 88 persone colpite da misure cautelari personali. Colpevoli, o presunti tali, di un ventaglio che farebbe impallidire anche i migliori sceneggiatori di serie criminali: associazione mafiosa, traffico di droga, tentato omicidio, estorsione aggravata, riciclaggio, possesso e porto abusivo di armi, il tutto condito dall’immancabile aggettivo “mafiosa” che rende tutto più drammatico. E come se non bastasse, anche l’associazione dedita al furto e ricettazione di auto di grossa cilindrata, perché la normalità non è mai abbastanza.
Due ordinanze, una targata Gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e l’altra dal Gip del Tribunale dei minorenni, mandano in scena un’operazione ancestrale che, manco a dirlo, partecripa con la solita enfasi: dalle prime luci dell’alba, sulle strade di 21 comuni sparsi in ben cinque regioni italiane, oltre 500 agenti tra poliziotti e carabinieri si sono dati appuntamento con elicotteri e unità cinofile a spasso.
Ma attenzione, la sinfonia dell’arresto è solo una parte del gran concerto. In contemporanea, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno si dà da fare con un decreto di sequestro preventivo d’urgenza: perché tanto vale impadronirsi anche dei beni degli “indagati” che, chiaramente, hanno proprietà che non si spiegano con gli stipendi regolari. Sequestri mirati e giustificati da quel principio sacrosanto per cui chi fa il “furbetto” con la società non deve godere dei frutti del proprio ingegno criminoso.
Un’operazione che fa pensare a un copione già visto mille volte, con il solito cast di personaggi e la stessa prevedibile colonna sonora: polizia, carabinieri, elicotteri, cani, indagini fitte e, alla fine, giornali allineati nell’elogiare l’infallibilità della giustizia. Il tutto mentre i cittadini comuni, quelli che non rubano auto né trafficano droga, continuano a chiedersi perché spesso queste storie finiscano a puntate infinite senza che nulla cambi davvero.
Insomma, la retorica della legge che passa sopra a tutto, l’antimafia che fa il suo show e un’Italia che, per una volta, prova a far finta che il problema sia stato risolto. Ma la verità è che, nel nostro paese, le mafie non sono un dettaglio: sono parte del paesaggio, come i monumenti o le piazze. E ogni maxi-blitz si trasforma in un’iniezione di fiducia che dura il tempo di un caffè.