Brindisi ricorda quei marinai civili e militari caduti: applausi e silenzi imbarazzanti dalla Lega navale italiana

Brindisi ricorda quei marinai civili e militari caduti: applausi e silenzi imbarazzanti dalla Lega navale italiana

La Lega Navale Italiana si è sentita in dovere di rammentarci, come se ce ne fossimo dimenticati, i marinai civili e militari caduti in mare. Ovviamente la commemorazione si è svolta a Brindisi, tra sventolii di bandiere e consistenti discorsi protocollari. Alla solenne cerimonia, organizzata dalla Marina Militare e tenutasi ai piedi del Monumento Nazionale al Marinaio d’Italia, c’erano ovviamente tutte le figure istituzionali che il cliché richiede: il presidente nazionale della Lni, Donato Marzano, il Delegato regionale Puglia Sud e Basilicata ionica Roberto Galasso, il presidente della sezione brindisina Gianluca Fischetto, più una sfilza di giovani atleti e soci della Lega, immancabilmente vestiti a festa. L’atmosfera era quella giusta per la memoria, con barche Optimist e Hansa 303 che si agitavano placidamente nel specchio d’acqua di fronte al monumento, un gesto altisonante per celebrare il legame tra i marinai di ieri e quelli di oggi. Insomma, un teatrino ben oliato per onorare i defunti di mare.

La data scelta, il 9 settembre, non è casuale. Si richiama infatti l’affondamento della corazzata Roma il 9 settembre 1943, colpita e affondata nelle acque dell’Asinara dall’aviazione militare tedesca — un episodio bellico che, per l’inevitabile atmosfera drammatica, si presta perfettamente al tabloide commemorativo. Torniamo però un attimo indietro nel tempo: già nel gennaio del 1932, la Lega Navale Italiana bandì un concorso nazionale per scegliere il progetto del monumento, che doveva essere sobrio, solenne e – ovviamente – austero, perché nulla è più toccante delle austere memorie di guerra. Fra i 92 progetti presentati, trionfò la geniale idea “Sta come torre”, firmata dall’architetto Luigi Brunati e dallo scultore Amerigo Bartoli Natinguerra. La costruzione iniziò nell’ottobre 1932 sotto la guida dell’ingegner Armando Simongini, anch’egli socio della Lega, e si concluse l’anno seguente con una spesa totale di 2.300.000 lire, la cui metà circa fu coperta dalla stessa Lega Navale, mentre il resto arrivò da sottoscrizioni pubbliche: insomma, un’opera di “mobilitazione nazionale” a favore della memoria un po’ costosa, ma fondamentale.

Il monumento si staglia imponente, con una prospettiva di circa 100 metri e al centro spicca un “timone” alto 53 metri. Dal grande piazzale si scende poi nella cripta profonda 27 metri, scandita da cinque campate paraboliche, che sembrano “prore di navi” lanciate verso il cielo — perché l’arte deve sempre risultare evocativa, un po’ mistica e molto solenne, senza lasciare spazio a dubbi o al buon senso. Lungo la navata, otto nicchie a forma di stella accolgono i nomi dei marinai caduti per la patria dal 1866 fino alla Prima guerra mondiale, incisi su pavimenti in marmo nero a tre gradini sopraelevati, un contrasto che non può che invitare alla riflessione più profonda. Al centro dell’altare, troneggia una statua in bronzo della Maria Stella Maris, opera dello scultore Natinguerra, simbolo sacro che sembra voler sintetizzare con enfasi tutto il sacrificio marinaro.

Donato Marzano, ammiraglio e presidente della Lega Navale Italiana, ha tenuto a osannare il valore innovativo e lungimirante dei predecessori che vollero questa “tangibile testimonianza” in onore dei marinai caduti. Senza dimenticare che, da allora, nel 2002 è stata istituita la Giornata dedicata ai marinai scomparsi in mare, che si celebra proprio qui a Brindisi, presso questo monumento così “fortemente voluto” dalla stessa Lega.

In una notabile conferma del passaggio generazionale, giovani atleti della Lega Navale hanno dato il loro tributo navigando nelle acque davanti al Monumento con le loro Optimist e le barche Hansa 303. Una parentesi di freschezza variegata da una citazione musicale di Bertoli, che invita a tenere “un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”. Come dire: commemori bene, ma inchiodati al tempo che passa, per non rischiare di fare la figura degli eterni nostalgici.

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