I funerali di Giorgio Armani a Rivalta, nel cuore del Piacentino, sono stati un perfetto mix di “commozione e gratitudine”. Certo, parole suggerite prontamente da don Giuseppe Busani, che ha officiato la cerimonia nella minuscola chiesa di San Martino, vestita a festa con una settantina di persone accuratamente selezionate per l’occasione.
Presenze d’onore? Il compagno e fidatissimo braccio destro, Leo Dell’Orco, la sorella Rosanna Armani, e le nipoti, con al seguito famiglie, collaboratori di lunga data, amici, manager: un gruppo esclusivo per celebrare un addio sobrio, semplice, ma – ovviamente – ricco di intensità emotiva, così come desiderato da parenti e amici dell’eclettico stilista.
Don Busani ha trasformato la funzione in uno stuolo di canti e letture sacre per condurci in un viaggio spirituale degno di un atelier di alta moda, a base di Genesi e Vangelo, perché nulla è più chic della parola di Dio. Ha spiegato che Armani, come l’uomo collocato da Dio nel giardino, era maestro nel custodire la bellezza – roba seria, mica semplice vanità.
Il brano scelto dal Vangelo di Giovanni ha accompagnato l’idea che il nostro caro Giorgio andasse a riservarsi un posto nel paradiso, a testimonianza di un’identità luminosa e di uno stile «singolarissimo» inciso anche nel cuore del sacerdote celebrante.
Nel clima di sobrietà stretta, il sacerdote ha voluto ricordare quella “sensibilità” tanto pubblicizzata, sottolineando come lo stilista “abbia sempre messo le persone al centro” della sua vita e del suo lavoro—una bella frase da inserire nel prossimo comunicato stampa, sicuramente.
La chiesetta si è trasformata in un mare di fiori bianchi – di quelli che nelle ultime ore avevano già tappezzato la camera ardente montata all’Armani Teatro di Milano. Sul feretro una cascata di rose bianche; le corone dagli amici, invece, sono rimaste fuori, forse per non appesantire troppo la scena emotiva.
Per chi poteva provarci, il gran finale sarà una cremazione e l’inevitabile tumulazione in cappella di famiglia, accanto alla mamma Maria, il papà Ugo, e il fratello Sergio. Il passaggio del feretro è stato salutato da una standing ovation di curiosi e cittadini, perché cosa c’è di più spontaneo di un applauso obbligato per la morte di una leggendaria icona della moda?
Piacenza e Milano si fermano per l’icona Armani
Ovviamente, nell’epoca dei gesti simbolici, Piacenza e Milano non potevano non proclamare il lutto cittadino. I negozi del centro di Piacenza hanno spento le luci delle vetrine: un segnale di rispetto o solo un risparmio sulla bolletta dell’energia in questi tempi difficili?
A Palazzo Marino e negli uffici comunali della metropoli lombarda, invece, bandiere a mezz’asta, perché se non si abbassano le bandiere che esempio si dà? Il Comune ha amorevolmente invitato «concittadini» e «organizzazioni sociali, culturali e produttive» a manifestare il lutto nelle forme ritenute più opportune. Tradotto, fateci sapere come volete piangere, purché sembri elegante e appropriato al nome Armani.