Otto italiani su dieci a disagio con il proprio corpo e il 60% vittima di prese in giro: benvenuti nell’era della gentilezza sui social

Otto italiani su dieci a disagio con il proprio corpo e il 60% vittima di prese in giro: benvenuti nell’era della gentilezza sui social

Otto adolescenti su dieci sono pronti a fustigarsi lo spirito guardandosi allo specchio, mentre oltre la metà cambia armadio per paura del fatidico sguardo altrui. Non sorprende sapere che quasi sei ragazzi su dieci siano vittime quotidiane di scherni e prese in giro per il loro peso, altezza, colore della pelle o capelli, come se l’anatomia fosse un gioco di società crudele. Nel frattempo, i social media si ergono a tiranni dell’estetica, imponendo una pressione insopportabile: più di sette su dieci ammettono che quei corpi perfetti, lucidati dal photoshop o dalla fortuna genetica, sono pura fantascienza. Malgrado ciò, una percentuale altrettanto elevata desidera disperatamente cambiare aspetto per rincorrere questi standard di bellezza irreali e irraggiungibili.

Le ragazze, ovviamente, conducono la competizione al nichilismo estetico, ricevendo un bombardamento ancora più pesante di aspettative restrittive rispetto ai loro coetanei maschi. L’80% degli adolescenti sente costantemente ricordare “cosa è giusto fare” per “essere” uomini e donne, come se le identità fossero manuali d’istruzioni di difficile interpretazione.

Per non parlare dei dubbi su sesso e relazioni: sette giovani su dieci si ritrovano senza alcun punto di riferimento, lasciati al buio, e troppo spesso con il porno come unico “insegnante” di educazione sessuale, una fonte particolarmente sana, per carità.

Questa sconsolante fotografia arriva da un’indagine intitolata “Affettività e stereotipi di genere. Come gli adolescenti vivono relazioni, genere e identità”, realizzata dal Webboh Lab per ActionAid e finanziata dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai con i fondi 8×1000. La ricerca, che ha coinvolto ben 14.700 ragazzi tra i 14 e i 19 anni, di cui il 51% maschi, il 43% femmine e un coraggioso 6% con identità fluide o non binarie, scava nel profondo di un universo giovanile che grida a gran voce di essere ascoltato, ma con poche speranze di trovare orecchie disposte a captare il grido.

Maria Sole Piccioli, responsabile Education di ActionAid, prende la parola:

“Da anni raccogliamo testimonianze e inquietudini dei giovani. Questa indagine conferma quanto ragazze e ragazzi siano non solo consapevoli di vivere in una società sessista e discriminatoria, ma quanto il giudizio e gli stereotipi causino loro disagio psicologico. Considerata la loro fragilità durante questa fase cruciale di crescita e scoperta, è un vero e proprio campanello d’allarme. Eppure, si ritorna a scuola senza una riforma organica che introduca l’educazione alla sessualità e all’affettività. Questo governo, insieme al Ministro Valditara, risponde in modo del tutto inadeguato alle richieste di studenti, insegnanti e società civile, imponendo una visione binaria di genere e compiendo passi indietro con provvedimenti come il recente decreto sul consenso informato preventivo dei genitori e l’esclusione dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole dell’infanzia e primaria. Questioni pedagogicamente inseparabili, ignorate senza alcun pudore.”

Pressione sociale e discriminazioni: un cocktail velenoso

L’indagine non si limita a svelare schemi di disagio individuale, ma racconta un’eterna storia di esclusione e marginalità: oltre il 71% degli adolescenti sperimenta quotidianamente forme di esclusione o pressione sociale legate al proprio aspetto o identità. Non è una novità, ma fa una certa impressione vedere che in un’epoca digitale – quella in cui dovremmo essere più connessi – sopravvivono stigmi antichi quanto il mondo e nuovi, generati da un’immersione ossessiva nei selfie, nei filtri e nelle cornici patinate.

Il risultato? Giovani che cercano disperatamente modelli su cui specchiarsi, ma finiscono intrappolati in messaggi contraddittori e insalubri. Una generazione che vorrebbe solo sentirsi accettata e libera di esplorare la propria identità senza dover affrontare un tribunale invisibile ogni volta che prova a essere sé stessa.